Mi ricordo che quando ne trovavo uno gridavo chicchirichì. Era la parola in codice convenuta, segnalava che, camminando a carponi sul manto soffice del fienile, mi ero imbattuto in un avvallamento, una conca più profonda di quelle dove i gatti andavano a dormire la notte, e se le cose erano andate per il verso giusto all’interno ci stava un uovo; più la merda sulla superficie era viscida e maleodorante, più era fresco. Ridiscendevo allora i pioli della scaletta e lo mostravo alla nonna che mi aspettava di sotto con le mani sui fianchi. Solo alla consegna mi diceva brau redes, e dopo averlo ripulito nel grembiule da lavoro, lo riponeva in una cesta di vimini con dei fogli di giornale sul fondo. Gli altri contadini le uova andavano a prenderle nel pollaio, tutto molto più semplice e spiccio, ma la nonna sosteneva che le galline devono essere lasciate libere di razzolare nell’aia; così la frittata diventa più buona era la spiegazione che mi era stata offerta, e anche il brodo. All’inizio ci ho messo un po’ a comprendere il nesso tra brodo e gallina, fino al giorno in cui ho visto correre una bella pollastra fulva di nome Sonia – avevo questa abitudine biblica di dare i nomi a cose e animali, il maiale l’avevo chiamato Omar e una coniglietta bianca Raffaellacarrà, scritto tutto attaccato –, Sonia correva sbattendo le ali senza una direzione precisa, forse perché le mancava la testa. Intanto il sangue schizzava da un foro tra le scapole come l’acqua dagli idranti rotti nei film con Stanlio e Ollio, mentre la nonna la guardava con l'arma del delitto ancora in pugno, una roncola dal manico in legno di sapelli e lo stemma della Svizzera impresso sulla lama ricurva, pensando prima o poi il sangue finirà… Era semplicemente abituata, non cattiva. Io invece no, e mi era venuto da vomitare, poi da piangere, insomma ero stato male. Invece quando trovavo un uovo stavo bene, era una specie di caccia al tesoro. La difficoltà proporzionale al piacere. Quelle delle galline americane valevano dunque meno, e, benché di dimensioni più contenute, il biancore del guscio spicca e sono più facili da individuare, mentre nel caso delle New Hampshire si tinge di marroncino tendente al rosa, mimetizzandosi nel fieno. Dicono che le galline non sono intelligenti, ma forse non sono nemmeno sceme: avevano capito che più il luogo è impervio maggiori sono le probabilità che l’uovo si trasformi in pulcino, impossibile per la volpe e la faina scovarlo fin lassù. Ma non per me che ero la miniatura di un primate superiore, il pollice opponibile e le gambe snelle mi consentivano di raggiungere quasi ogni luogo, tranne il comignolo riservato al corvo. Il nonno invece era zoppo e non si arrampicava mai sul fienile, andava nella stalla a mungere Gigliola e Carmela; Wanda era un po’ che non si vedeva in giro, e iniziai a sospettare che, anche in questo caso, ci fosse un nesso con il bollito misto, non si mangiava altro da una settimana. Ci sarebbero tante altre cose da raccontare, ma in quell’uovo tiepido da porgere orgoglioso già tutto in fondo è compreso.
Nessun commento:
Posta un commento