giovedì 17 novembre 2022

Psicanalisi e uova di lompo, o sull'intrattenimento

 


Da bambino una delle prime parole difficili che ho imparato è stata succedaneo. La leggevo al supermercato dove accompagnavo volentieri mia madre – mi piaceva la cassiera con i capelli rossi e le lentiggini, mentre batteva l'importo del Dixan mi faceva sempre l'occhiolino –, la leggevo su vasetti di vetro colmi di pallini da caccia che ho scoperto essere uova di lompo, ed ero orgoglioso anche di conoscere il nome di un pesce che si chiama così, da aggiungere a trota, tonno, salmone e pochissimi altri. Tra cui muggine, alle cui uova il generoso lompo offriva un succedano.

Sostituto dunque, o meglio ancora ripiego. Mi è tornata in mente quella parola difficile che inserivo nei temi per fare bella figura assistendo, ieri sera, a una videoconferenza dell'associazione Philo; promossa da Romano Madera, una persona di cui ho massima stima, si occupa di psicanalisi e filosofia. Uno dei termini ricorrenti è stato relazione: la psicanalisi è una relazione che cura, ricordava la brava analista a indirizzo biografico Nicole Ianigro. Al termine è intervenuta una donna sulla quarantina, con parole quasi commosse ha manifestato la sua, testuale, "immensa gratitudine" per il percorso psicanalitico intrapreso. Procede da oltre dieci anni, ha concluso con una vezzosa punta di orgoglio.

Solo a questo punto, per libera associazione direbbero in psicanalisi, è comparsa l'immagine delle uova di lompo. Ho quindi immaginato il film delle relazioni della donna appena intervenuta, ma soprattutto delle mie. Poca roba davvero. Fidanzamenti sempre in bilico e ora conclusi; qualche amico di infanzia con cui condividere scemenze su WhatsApp; un paio di volte all'anno sento per telefono i miei cugini di Milano (da cuccioli trascorrevamo le feste natalizie a Bormio nella casa dei nonni, in attesa della neve per discendere le strade del paese con lo slittino); e poi naturalmente Facebook, i cui contatti vengono iperbolicamente chiamati amici. Un altro succedaneo che ha finito col sostituire l'originale. Infine mamma, papà e cane.

Ah, poi c'è anche la psicanalisi. Una volta a settimana incontro uno psicanalista attraverso Skype; i medici me lo consigliano, la mia depressione peggiora. Naturalmente non mi serve a stare meglio, ma contribuisce a fare un po' di conversazione; più che altro parlo io, come quando mi siedo sui divanetti porpora di un night club assieme a un'entraineuse ucraina o rumena, fa di sì con la testa ma mica sono sicuro che capisca tutto ciò che dico.

Eppure, anche qui basterebbe prestare un poco di attenzione alle parole: entraineuse, intrattenitrice, intrattenimento. In fondo sta tutto lì. Solo gli sprovveduti pensano che quel rapporto contenga qualcosa di più profondo. È solo commercio verbale, ed è giusto pagare una poveretta seminuda per beccarsi le tue menate e qualche raffreddore.

Naturalmente il parallelismo con la psicanalisi è solo parziale. La terapia, messa a punto da Freud nella Vienna borghese a cavallo tra Otto e Novecento, nasce come cura per uno specifico disturbo. L'isteria. Bisogna dire che a quello scopo funzionava benino, l'uomo con gli occhiali tondi, la barba e il sigaro aveva compreso che a rinchiudere il desiderio sessuale (prevalentemente femminile) dentro a una pentola a pressione sotto cui arde il fuoco di una società bigotta e codina, prima o poi, da qualche parte, il vapore deve sfiatare. Lo sbuffo prende allora il nome di sintomo.

Ma ora? Ora la psicanalisi si è trasformata: non più luogo della verità sessuale da rivelare, ma della menzogna relazionale da occultare. Chiamare infatti relazione quello che a tutti gli effetti è un rapporto iscritto nelle forme dell'economia tardo capitalistica – pago per avere attenzione, pago per illudermi che un essere umano sia interessato a me, proprio a me e non a un altro che mi rassomiglia – equivale a chiamare amore la prostituzione. In una buffa e, per me, bellissima canzone di molti anni fa, Julio Iglesias intonava con voce tremula e profonda: "sono un pirata ed un signore, non confondo il sesso con l'amore."

Anche in psicanalisi amore e sesso non vengono confusi, ma si confonde il commercio di parole con relazioni umane autentiche, come venne confuso Socrate con i sofisti. Cosa che andrebbe anche bene quando i termini del rapporto siano chiari: se non hai una donna che si prende cura del tuo corpo ti rivolgi a una prostituta; mentre, se nessun amico si prende cura della tua anima, la psicanalisi ti può offrire soccorso. 
È il bello della nostra epoca: telefoni, come per ordinare una pizza capricciosa, e dopo pochi giorni qualcuno ti accoglie con garbo nel suo studio; se volgi il capo puoi scorgere statuette africane e libri intonsi e preziosi, accostati con metodo sugli scaffali della libreria. E come per la pizza capricciosa, alla fine saldi il conto.

Tutto ciò non guarirà la solitudine e il non senso della vita, già che senso, significato, valore sono termini che assegniamo alle relazioni significative che riusciamo o non riusciamo a istituire (anche quelle illusorie con il fantasma di un dio), e non sempre è colpa nostra; per avere una relazione bisogna essere come minimo in due, e perché questa sia autentica deve sottrarsi all'ipoteca dei dispositivi tecnici ed economici. Ma a volte anche la finzione – pensiamo al cinema, al sollievo che ci offre  è comunque meglio di niente. Perciò, dopo dieci anni, la nostra donna continua a fare le sue due sedute settimanali; evidentemente ha le risorse per farlo. In questo la psicanalisi non è cambiata molto dai tempi di Freud: nasce come terapia per ricchi, e continua a esserlo.

Sono dunque altri gli aspetti in cui dobbiamo ricercare la sua trasformazione, divenendo una forma vagamente lussuosa di intrattenimento; non guarisce la gamba rotta ma fa da stampella, cosa non trascurabile in un mondo di persone sempre più sole e claudicanti. Curiosamente, anche le tariffe sono simili a quelle dei night club: un'ora di conversazione, in entrambi i casi, ha un costo che oscilla tra i cinquanta e i cento euro. Lo stipendio della cassiera con i capelli rossi e le lentiggini per due giorni di lavoro.

Ci sono però anche delle differenze. In psicanalisi, nell'importo raramente fatturato, non è incluso il gin tonic, e in genere i terapeuti non sono avvenenti come le entraineuse. Ma se anche ti venissero certe idee, guai ad allungare la mano sulle cosce della tua analista; gesto che nei night club è ampiamente tollerato, se non promosso. Per il resto sono entrambi dei surrogati, succedanei di relazioni sociali sempre più labili e frammentarie. Dove la guarigione non è prevista, all'intrattenimento psicanalitico e a quello erotico-affettivo, come nell'ergastolo, non esiste il fine pena. Ma in un tempo in cui le uova di lompo hanno preso il posto del caviale, di più e di meglio non possiamo chiedere.

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