domenica 19 giugno 2022

Primo non tradirli mai, han fede in te


Della becera ironia – dicasi in linguaggio aggiornato: body shaming – sull’attuale aspetto fisico di Vanessa Incontrada, a me colpisce soprattutto una cosa: è tutto vero, e cioè Vanessa Incontrada è diventata grassa, anzi molto grassa, una cicciona, e farlo notare appare sconveniente, indelicato. Di più: l'infrazione di un tabù.

Ciò che io trovo offensivo, letteralmente: procura offesa, ferisce, non è dunque l’affermazione della nudità del re – in fondo che male c’è a essere grassi, e Incontrada è sempre molto affascinante – quanto piuttosto il credito che viene accordato al tabù. Potremmo vederlo come un'ipoteca (ovviamente inespressa, se no che tabù sarebbe) di cui lo spettatore si sente depositario, attraverso la quale i personaggi pubblici vengono inchiodati alla croce del loro primo manifestarsi. Ed è un momento, un attimo, un lampo, quello in cui sono stati accolti nell'Olimpo dei fortunati pochi, gli happy few che devono ricambiare con un'indefinita replica dell'immagine proposta: la bella, il simpatico, l'oca giuliva, l'intellettuale incazzoso ecc. I ruoli in commedia sempre quelli sono.

L’abitudine, o, forse meglio, la pigrizia, istituisce così una sorta di legge non scritta: devi continuare a essere come mi aspetto che tu sia. Uno stato d’animo restituito al meglio dalle parole di una canzone di Gianni Morandi, a distillare una sorta di decalogo dello star system: “Uno non tradirli mai, han fede in te. Due non li deludere, credono in te. Tre non farli piangere, vivono in te…” Ma questo non è un mondo d'amore, come titola la canzone, e piuttosto un mondo di conformismo, perfino di ricatto morale, dove il do ut des è ovviamente pagato attraverso la moneta del consenso.

Se infatti sei assurta alla fama in quanto bruttina arguta, quella che Totò chiamava racchia (“no, non è brutta… è racchia”, una sua celebre battuta quando il politically correct era ancora di là da venire), se insomma sei la Littizzetto o la signorina Silvani, possiamo tranquillamente ridere del tuo aspetto fisico. Nessuno scandalo, nessun body shaming. Ma se invece sei diventata celebre per la tua bellezza – oltre che, in questo caso, per simpatia e bravura – devi rimanere bella in eterno, non puoi ingrassare. E se lo fai comunque non si può dire, silenzio, mosca, altrimenti diventi un hater. Al limite possiamo chiamare Vanessa Incontrada, eufemisticamente, diversamente magra, come per i tumori che diventano una brutta malattia.

La mia natura da bastian contrario mi spinge così a voler infrangere il tabù: no, non per accodarmi allo starnazzare sull’espansione delle forme di chicchessia, ma per dire che la signorina Silvani e Luciana Littizzetto, a ben vedere, non sono poi tanto brutte. Un’eresia nominale uguale e contraria alla prima, già che un cesso deve rimanere un cesso, e una strafiga calarsi sempre dentro lo scafandro di un tailleur taglia 38. Quindi sprofondare in un abisso finzionale di cui il nostro sguardo fa da periscopio e gendarme.

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