venerdì 28 febbraio 2020

Del Monte contro Chiquita



E’ di ieri la notizia che un'equipe israeliana ha sviluppato un vaccino per ciò di cui tutti sappiamo, e non ripeterò per scaramanzia. Altri laboratori stanno lavorando in tutto il mondo a uguali progetti – Australia, Canada, Francia, Stati Uniti, Italia, Russia e naturalmente Cina, per citare solo quelli più menzionati. La novità è che gli israeliani ne ipotizzano la diffusione, non i test, proprio l’assunzione sub linguale da parte di chiunque lo vorrà in un tempo record di tre mesi, mentre per gli altri vaccini si parlava di un annetto.
A giudicare dal nome del team leader, dottor Katz, ho pensato subito che si trattasse di una barzelletta, ma pare vi siano conferme da parte delle autorità governative, che per voce del ministro della Scienza e Tecnologia Ofir Akunis si complimentano per gli straordinari risultati ottenuti.
Dopo un respiro di sollievo – se non altro, la prima notizia positiva da giorni – ho però pensato alla reazione che questo comunicato avrà sui leoni da tastiera; come resistere alla ghiotta occasione per affermare: era già tutto pronto, gli ebrei, prima, hanno creato e diffuso il virus, e ora buttano sul mercato il vaccino per fare un mucchio di quattrini, già che quello solo sanno fare: כסף כסף כסף (soldi soldi soldi)!
Una riedizione, insomma, del vecchio e sbugiardatissimo complotto dei Savi di Sion, la cui vorticosa circolazione di parole sul web ha però restituito vigore. Mi è venuta così un’idea. Sono inutili le proposte che mirano a espungere le fake news dal dibattito pubblico, inutili e sottilmente antidemocratiche: un cretino ha pur sempre diritto di opinione, almeno quando lo faccia in un contesto non istituzionale. E i social network con tutta evidenza non lo sono.
Ci si potrebbe però difendere da questa spazzatura in un modo semplicissimo, con un bollino simile a quello delle banane. Non è complicato. Quando sul web si incoccia in un cretino che, come a lui connaturato, diffonde notizie a sua immagine e somiglianza – notizie false e cretine, dunque – basta notificarlo a una sorta di comunità di probiviri della razionalità e del buon senso, i quali in tempi brevi ne verificano i contenuti.
Prima arriverebbe un cartellino rosso, come nel gioco del calcio, e alla seconda cretinata ti becchi il bollino blu, che non ti espelle ma segnala agli altri giocatori con chi hanno a che fare: occhio, che quello spara cazzate!
Per sapere se il nostro interlocutore è uno spacciatore di banane e non di pensieri, basterebbe consultare un pubblico database; purtroppo la cosa ricorda una lista di proscrizione, se non che il tutto è chiaramente ironico e non è prevista alcuna sanzione o censura. E’ solo un indice di attendibilità, tutto qui. Un buffo rating che potrebbe variare nel tempo, se uno smette di diffondere bananate.
Non mi sfugge inoltre che questo lavoro di selezione e cernita sarebbe del tutto discrezionale, per non dire arbitrario, e si dà il caso che in qualche occasione un Chiquita potrebbe avere anche ragione. Pazienza, gli chiederemo scusa, e come dice il proverbio talvolta c’è da imparare anche dalle menti semplici, se non proprio dai cretini.
Non sarebbe infine malaccio se anche i Chiquita facessero lo stesso con quelli che considerano gli untori, i rettiliani, gli sciatori chimici e gli spacciatori di veleni, che però loro chiamano vaccini. Loro e cioè noi. Potrebbero, ad esempio, affibbiarci un bel bollino rosso con sopra scritto Del Monte: ananassi contro banane, ecco. Entrambi con uguale diritto di circolazione sul web, Guelfi contro Ghibellini.
Non una vera e propria guerra intendiamoci, piuttosto la presa di coscienza di una linea di demarcazione che da qualche anno già divide le coscienze, una linea visibile da tracciare sopra all’invisibile faglia che ci separa.
Il vantaggio di questa segnaletica riguarderebbe non solo la cornice del pensiero (l’epistemologia direbbero i Del Monte, facendo infuriare i Chiquita che gli ribatterebbero aò parla come maggni!), ma anche lo sfondo antropologico che sta dietro alle parole, il loro “gioco linguistico”. E che il mondo umano sia fratturato è la triste costante del nostro tempo.
Ma non è detto che, a questo modo, di tanto in tanto un Chiquita non cambi schieramento, come pure viceversa. Addirittura potrebbero crearsi amori e tresche tra le diverse barricate, Montecchi che, al tenue lucore della prima luna, scalano la terrazza dei Capuleti per mendicare un solo minuscolo bacetto. Io sarei il primo a innamorarmi di una bella danzatrice con il gonnellino fatto di bucce di banana, come Joséphine Baker quando compariva sul proscenio delle Folies Bergère.

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