domenica 9 febbraio 2020

Il corpo e l’anima, o sugli ultimi mille anni di storia musicale spiegati con una zuffa


I fatti sono noti. Marco Castoldi, in arte Morgan, addenta una non meglio precisata parte del corpo di Cristian Bugatti in arte Bugo, il quale risponde con uno sputo prima (o dopo, ma in fondo chi se ne importa) di salire sul palco dell’Ariston, dove Morgan, che è sempre Marco Castoldi, stravolge il testo della canzone in concorso, inducendo il compagno a lasciare la scena e così causando la squalifica del duo dal settantesimo Festival di Sanremo.
Per i più è stato il momento più basso di una manifestazione che già volava rasoterra, ma questa è un'altra storia. Quella di cui voglio parlare si limita alla zuffa tra i cantanti, dove il corpo, deiezioni comprese, la fa da protagonista, ma in un senso che per una volta ho trovato non banale e altamente metaforico, quasi luminoso in una serata piena d’ombre.
Cos’è infatti che distingue le canzoni di Sanremo dalla musica cosiddetta colta?
La risposta sta nuovamente nel corpo, a partire dagli ancheggiamenti di Elvis e della sua versione italiana, Adriano Celentano, oppure le provocazioni fisiche di Madonna, i travestimenti di Bowie (qui ripresi da Achille Lauro), le automutilazioni pubbliche di Sid Vicious e Iggy Pop, fino ad arrivare a GG Allin che fa la cacca sul palco e Jim Morrison pipì sul pubblico, mentre i Rolling Stones ingaggiano gli Helles Angels per il servizio d’ordine di un concerto, i quali non trovano luogo migliore in cui infilare un coltello del corpo di un fan del gruppo inglese, così ricordando anche il nesso mitico tra corpo e sacrificio.
Bene, senza entrare in dispute sulle differenze qualitative tra i generi, riuscite a immaginare Johann Sebastian Bach, in arte Johann Sebastian Bach, che morde Georg Friedrich Händel in arte Georg Friedrich Händel, che gli risponde con uno sputo?
Se come me non ci riuscite, è perché quell’immagine ipotetica appartiene a un prima da cui ci siamo definitivamente congedati, lasciando il posto a un’enorme bolla sonora a cui è stato dato il nome di pop; ma altro non è che l’estensione allegorica del corpo, quando la musica classica cercava piuttosto di trascenderlo, il corpo, in ragione di quella cosa impalpabile che è stata variamente chiamata anima, spirito, nous, psychè.
Per concludere, corpo batte anima per due a zero. Gol di Marco Castoldi e di Cristian Bugatti, in arte, in arte… decidete voi se sia arte oppure no.

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