mercoledì 12 luglio 2017

Adelphi, o sul nichilismo culturale



Tra le figure emblematiche del nichilismo contemporaneo, io, più della cubista e il vanesio, ci metterei il colto, o meglio quella particolare tipologia di acculturato riconducibile al lettore standard dell'editore Adelphi (Adelphi style reader).
Un tipo umano che intende il pensiero in chiave puramente emulativa, avendo nelle numerose e squisite citazioni il calco sonoro su cui intonare il proprio canto.
Un nulla, in questo caso, che si ottiene nella smania di esser tutto, insinuando un dubbio all'origine di ogni sapere umano: dov'è posto il limite tra la conoscenza che emancipa e quella che aliena?
La cultura è entrambe le cose, tocca riconoscerlo. Ciò che cambia è dunque solo l'attitudine, il come e non il cosa, che potremmo vedere nella forma di una meta-conoscenza.
In fondo Socrate insegnava questo: più che un sapere, di cui si fregiava dell'assenza, insegnava a sapere. Personale ma non personalistica disposizione con cui accostarsi a cose, uomini e nuove informazioni, per lui non faceva troppa differenza. Erano tutti stimoli per entrare in contatto con la nostra parte più profonda, che si dà nel sottilissimo equilibrio tra sé e mondo.
Ed è quel che ogni vera istruzione dovrebbe ancora fare: non offrire semplici nozioni, ma sguardi, lenti. Con cui ricordare ciò che ci è proprio per il tramite di quel che è altro e sconosciuto. Ma pare sia più comodo un bell'abitino Adelphi...

Nessun commento:

Posta un commento