lunedì 16 luglio 2012

Figlio, preghiera notturna


Figlio mio, giglio spennato,
skinhead spietato:
il tuo bomber è lacero,
fammelo rammendare.
Ti ho già lucidato gli anfibi,
stirato la bandiera nera
- quella con Adolfo stampato -

e intanto osservavo la foto in sala
dove ridi contento, da bambino,
salutando la nonna con la mano,

poi quella ad Amsterdam
mentre ti tatuano la svastica.

Così, per la prima volta, ho pregato.
Ho pregato per te, per me,
in questa notte di botte,

in questa alba di manette.
Che non ti cavassero mai
quei grandi occhi di mare
che ti ho fatto, ti ho regalato;
e guai se ti spaccassero

il bel nasino all'insù,
come quello del tuo papà;

non penso a cosa potrebbe accadere
alla pelle di stelle, il viso di luna...
Ma quando ti vedo tornare
mi rassicuro: sei proprio un duro!
E allora prego per il berbero
che hai barbarizzato stanotte,
per lo zingaro che hai riempito
di cazzotti insieme ai tuoi amici.
Prego che se ne andassero
via da questa bella Italia nostra:
in treno, in nave, a piedi o in bici:
che se ne tornassero a casa loro!
E prego ancora, fino a tarda ora,
che il Cavaliere si ricordi di me, di te,
e ti trovasse una buona volta un lavoro.



(Poesia scritta circa dieci anni fa, o poco più, e ora leggermente rivista.)

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