giovedì 21 luglio 2011

L’amore al tempo di Meetic, o sulla nuova Commedia umana


Una cosa che a me piace: consultare i profili personali in quei siti dove ti promettono l'amore, il sesso per il sesso, l’eterna felicità dei giusti. Nelle pagine maschili io però non posso entrare, a meno che non crei un profilo femminile fasullo, che è una cosa che mi ripropongo di fare. Ma anche solo leggere ciò che le donne scrivono di sé – e non scrivono molto, ma quel poco è più che sufficiente – è un'esperienza che consiglio a tutti. Una buona alternativa all’ennesimo giallo svedese, se non altro.
Basta andare su un sito come Meetic, quindi registrarsi dopo aver compilato un breve questionario. Oltre a una svelta mappatura antropometrica, tra cui figura anche il gruppo etnico di appartenenza (è qui che ho scoperto di essere caucasico), ciò che vengono richieste sono alcune informazione di carattere generale. Ad esempio hobby, interessi, titolo di studio, sport praticati, lingue conosciute, religione, abitudini alimentari o di altro tipo, come il fumo. Le stesse indicazioni è possibile replicare per la persona cercata, tanto da poter includere solo persone di un certo tipo. Maschi caucasici oltre il metro e ottanta con gli occhi azzurri come Leonardo di Caprio, per dire. Oppure compresi in un determinato range di età, che ormai anche le donne non disdegnano inferiore al proprio.
Nel complesso, ciò che risulta dalla lettura di un profilo completo è una buona sintesi della persona. Più che un compendio psicologico direi però antropologico, e cioè di appartenenza a qualcosa come una tribù sociale, che include comparti umani tendenti a un’orgogliosa estraneità. Le indicazioni si precisano ulteriormente quando viene compilato anche uno spazio discrezionale, in cui la donna, o l'uomo – chiamiamoli provvisoriamente i candidati –, hanno la possibilità di rilasciare una sorta di dichiarazione spontanea, che ricorda l'estremo appello agli elettori nella campagna elettorale.
In questo genere di contesti, in effetti, il senso è quello lì: autopromuoversi, fare marketing di sé. Per infine collocarsi quali oggetti unici o provvisori del desiderio. Ma alla prima e ovvia costatazione, va aggiunta una precisazione che non era così scontata. E infatti le donne – i maschi, come ho detto, non so cosa scrivano – più che un’opera di persuasione agiscono di frequente in senso opposto. E cioè per via dissuasiva, rivolgendosi direttamente agli indesiderati. Ad esempio: komunisti, intellettuali e morti di fame (termini qui utilizzati come sinonimi) girare al largo, non c’è trippa per gatti; no uomini senza laurea e che non siano professionalmente affermati, solo persone di una certa classe, grazie; se sei bruttino e con gli addominali flaccidi non fai per me, vattene, smamma, chi ti vuole!
Affermazioni anche brutali, certo, ma se le riformuliamo in termini di strategia delle vendite, probabilmente non significano altro che il buon senso di chi ha compreso la limitazione delle proprie risorse. Quindi bisogna promuoversi secondo i parametri commerciali degli oggetti di lusso, destinati a un’élite che prima di tutto deve percepirsi come tale, in una sorta di ossimoro che conduce al conformismo dell’unicità, come gli slip di Dolce e Gabbana. Da qui una spietata selezione del target, per poter allocare la merce solo a una clientela che è sì generica, ma allo stesso tempo esclusiva, differenziata. E cioè in ultima analisi selezionata secondo i canoni della tipizzazione letteraria, tra cui lo stereotipo quale ricapitolazione sommaria delle potenzialità espressive.
L’idealtipo sentimentale, così come emerge con forza dai siti web attrezzati allo scopo, si caratterizza allora attraverso un processo di esclusione progressiva, di connotazione sottrattiva. Una denotazione mirata e consapevole, che faccia da sfondo al desiderio, è infatti difficilmente realizzabile quando manchi un’esperienza diretta dell’altro. L’unica esperienza che qui intuiamo è quella dei modelli spettacolari e di consumo, a cui accostarsi, come già visto, per opposizione. Vengono insomma ricalcate le forme di una teologia negativa, in cui il divino acquista consistenza nella successiva elencazione di quel che divino non è. O, più modernamente, non possiamo non cogliere l’eco dei famosi versi di Montale: "Codesto solo oggi possiamo dirti, \ ciò che non siamo, ciò che non vogliamo..."
Dopo una buona mezzoretta di lettura in siti web come Meetic, si finisce così con l’avere l'impressione di essere rifiutati. Ci si sente respinti come uomini, sì, ma soprattutto scartati, derisi, espulsi dal gioco della seduzione come maschi, e cioè come macchine riproduttive tendenti all’obsolescenza. Addirittura, ciò che viene liquidato è una sorta di testimone che segni la continuità storica e civile – tutto ciò che non è il mio Lui è altro da Lui, dunque contro di Noi –, lasciando emergere la sagoma di una neo-umanità che ha rinunciato a ogni vincolo di appartenenza, se non quella a un’immaginaria fotocopia di sé, di genere solo invertito. Ciò che viene ricercato dalla prevalenza delle donne su Meetic è infatti un maschio che le replichi, prima ancora che integri, certe che gli altri maschi sono privi di qualsiasi interesse, perfino ostili.
Questa particolare condizione io non saprei come chiamarla, se non di nuovo letteratura. Con ciò intendendo il senso complessivo di un’epoca che progressivamente emerge dalla voce di infiniti personaggi. I quali raccontando di sé in poche, pochissime battute riescono a dire ben oltre a sé, esorbitando il singolo tassello nell’immagine del puzzle. Potremmo addirittura azzardare che questi siti web siano l'equivalente moderno della Comédie humaine di Balzac, assai più efficaci nell’opera di rappresentazione storica e sociale di quanto potrebbe riuscire a un moderno narratore, anche conscio e stilisticamente virtuoso. E però qui il risultato viene raggiunto seguendo percorsi non intenzionati, accidentali e realmente spontanei, senza alcun burattinaio nell’ombra vellutata delle quinte. Potremmo chiamarla autogenesi romanzesca.
Pensiamo a due autori diversi che si cimentano in una scrittura estremamente attenta ai mutamenti sociali – definiamola in via provvisoria antropologia pop – come Niccolò Ammaniti e David Sedaris. Le loro pagine sono spesso forzate in semplificazioni ironiche, bozzetti sagaci, unghiate espressioniste ai colori lanciati con vivido sfarzo sulla tela. Il tutto è funzionale alla messa in scena di un’umanità franta, disposta in gironi sociali incomunicanti se non più spesso avversi, quindi separati da rigide transenne per evitarne la commistione, come tra tifosi in un derby. Un mondo radicalmente nuovo che presenta, però, anche numerose ricorrenze: personaggi o meglio ancora caratteri, silhouette comportamentali ispirate alle macchiette sgangherate della commedia di costume, tanto che la scelta del registro sarcastico non è del tutto impropria. Eppure l’impressione è che un unico registro non sia adeguato a contenere la vastità del tema.
Ma adesso vediamo, a puro titolo di essay, come lo stesso soggetto potrebbe essere svolto da altri due “autori”, ma questa volta ignari di produrre letteratura. I loro componimenti narrativi – perché davvero si tratta di narrativa, di racconti o meglio ancora di frammenti di romanzo – li ho estrapolati quasi casualmente da Internet. Il primo corrisponde a uno tra le migliaia di profili presenti su Meetic, mentre il secondo è preso da una agenzia matrimoniale online. Attualmente Meetic, società francese quotata di borsa, dichiara di avere decine di milioni di iscritti in tutto il mondo, tra cui io e “Disarmante_67”. La quale ci comunica di avere 42 anni ed essere di Treviso, così continuando nella propria presentazione:
"Odio ipocrisia e falsità, sono sincera e diretta, un pò bastarda dentro e molto fuori, disarmante ma dolce e sensibile, che dire...uno spettacolo della natura...il mio uomo ideale deve darmi l'emozione in un sorriso, quindi chi è senza denti vada pure prima dal dentista.
sono appassionata di sport (W MILAN!), moto (la mia DUCATI MONSTER 696) e auto, ricamo e uncinetto non fanno per me.
sono molto alta, astenersi i piccoletti i fumatori e gli psicanalisti fai da te che vogliono insegnarti come si vive la vita...sorry.”
Ecco, credo che adesso sia più chiaro cosa intendessi con la nozione di autogenesi romanzesca. In poco meno di otto righe, Disarmante_67 è riuscita a imbastire la struttura elementare di un romanzo. Il personaggio. Un personaggio a cui davvero non manca nulla: è presente sia lo sfondo sociale e culturale (il Milan, le moto Ducati, le automobili scattanti) quanto un nucleo psicologico riconoscibile, improntato a un vitalismo vagamente mascolino, oltre che a un compiaciuto ed esibito cinismo: bastarda dentro e molto fuori. Ma Disarmante, per essere un personaggio credibile, non può farsi limitare da un solo carattere. E infatti è anche tanto dolce e sensibile, uno spettacolo della natura. Come Lupo de' Lupis, che è lupo, sì, ma pure tanto buonino.
Ora andiamo a vedere cosa invece dice di sé Susanna, le cui parole, quasi sussurrate, ho invece ritrovato sulle pagine online dell’agenzia matrimoniale Duedicuori:
"SUSY 18enne. Vivo con la mia bimba. Abbiamo una casa nostra, ma fuori c’è un mondo che ci spaventa, vorrei accanto un compagno dolce e sincero che ci accompagni e ci protegga. Abbiamo tanto amore da donare, telefonaci.”
Anche qui, cosa aggiungere… Letteratura. Ma a differenza del frammento precedente, il personaggio Susy viene a delinearsi attraverso una sintassi piana e discorsiva, il dettato è dolente e sommesso. Da cui ricaviamo un pungente quadretto di precarietà umana e affettiva. Utilizzata, a ben vedere, però in chiave strategica e sottilmente ricattatoria. Con tutta evidenza Susanna sta infatti cercando di suscitare pena nel potenziale acquirente, così da ottenere l’affetto e la protezione che desidera, per sé e per la sua bimba. E lasciando provvisoriamente perdere l’ipotesi che il testo sia stato compilato dall’agente matrimoniale, assai più esperto nel marketing sentimentale.
In ogni caso, un tono e un genere del tutto diversi dal precedente annuncio. Al punto che Susy e Disarmante_67 difficilmente potrebbero avere un ruolo dialettico all’interno di un romanzo tradizionale. Mentre qui, sul web, non solo convivono, ma si potenziano reciprocamente nella rappresentazione dell’amore al tempo di Meetic.
Oltre ai due personaggi appena incontrati ne abbiamo dunque a decine, anche se non forse a centinaia – l’umanità non brilla certo in fantasia, e tende a disporsi entro un certo numero di ricorrenze. Ed ecco così profilarsi la figurina esile e scontrosa della dark lady corrucciata, che ama esoterismo, piercing e tatuaggi, ma prova ribrezzo per i borghesi, a cui preferisce il suo geco smeraldino; quella ilare e solare di chi dichiara la sua passione per la Nutella, per i gattini arruffati, allegati spesso anche come immagine, e la prima cosa che ti scrive è ciaoooooo; la pragmatica, che non ha tempo nemmeno di eseguire la correzione ortografica del proprio annuncio, e vuole semplicemente piazzarsi con un buon partito, come si dice consistente; diversa ancora è la sportiva compulsa, alla ricerca di un muscolato compagno di cyclette; non può quindi mancare la post-hippy, ora divenuta vegana, praticante e magari anche insegnante di yoga, qualche frase gnomica ripresa da Osho e una nuvoletta di incenso dolciastro, che la segue ovunque come Fantozzi; c'è perfino l'intellettuale che, in un’agile e maliziosa paratassi, dispiega la finezza della sua sardonica cultura, adornandola con squisite citazioni da romanzi Adelphi. Infine la belloccia in costume da bagno e pose ammiccanti, alla ricerca di una semplice avventura erotica con un suo pari. Ma pari è anche la pigrizia mentale, non trovando altre parole per dirsi di uno slogan virale quanto logoro, dal calco inequivocabilmente televisivo: "No photo, no party!"
Ma le citazioni più ricorrenti nei siti di social dating rimangono quelle da Coelho, Neruda e dal sempreverde gabbiano Jonathan Livingston, oltre che dal Piccolo principe di Saint-Exupéry.
Addirittura, ho trovato una ragazza che voleva corrispondere unicamente con uomini in divisa, scopo matrimonio. Qualsiasi divisa andava bene, anche da portiere d’albergo o metronotte. E uno già se la immagina con i capelli corvini e scarmigliati dal vento, come il personaggio di un romanzo di Liala ambientato negli anni trenta e quaranta. Sola in riva a un laghetto, il rombo cupo degli idrovolanti, mentre attende che ritorni il bell’aviatore in missione. Magari proprio e ancora Antoine de Saint-Exupéry, che, solamente nella sfrenata fantasia del desiderio, può ritornare illeso dal suo volo di ricognizione al largo di Marsiglia, in quell'ucronia storica che in fondo è sempre l'amore.
Ma alla fine, dopo un’indigestione di personaggi letterari appena abbozzati e spesso naif, unita all'euforia per aver trovato una cornucopia che assicura la rigenerazione dell’offerta erotica a oltranza – il dubbio che ci scappi un grande amore anche per noi, o se non altro una scopatina – ciò che rimane è un dubbio più dolente, che potrebbe forse essere riassunto a questo modo.
Si possono ancora chiamare italiani, stare dentro lo stesso contenitore linguistico, prima ancora che istituzionale, civile, uomini e donne che si ringhiano ostili e incanagliti dalle pagine di un sito web, alla ricerca di una minima provincia sentimentale in cui rifugiarsi, disinteressati e avulsi da tutto il resto? Un’umanità che, come Susy, ormai desidera unicamente rinchiudersi in casa propria, perché là fuori ci sta un mondo che spaventa. Un mondo da cui alternativamente scappare a cavallo di una Ducati Monster 696, gridando viva Milan e abbasso i fumatori, i piccoletti, abbasso tutto e tutti, tranne che Me e Lui. E tanto meglio se Lui avrà qualche mostrina scintillante, sopra a una divisa appena stirata con l’appretto.

3 commenti:

  1. no, non si possono proprio chiamare, anche se ti applichi in una conoscenza diretta, meno vigliacca.
    e non capisco perchè. Ma non è per essere estranei e tutto, anzi. è come se mancasse lo scambio.

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  2. ci sarebbe da raccontare molto, stando anche dalla parte opposta....
    una tristezza infinita!...

    in ogni caso, bellissima descrizione di una realtà, che oggi tutti noi, volendo o non volendo, viviamo..

    (Rossy)

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  3. ... leggere "Intimità fredde" di eva illouz, capitolo 3 ... Anna è stata banalmente sincera ...

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