martedì 12 luglio 2011

Ipotesi scabrosa

Sempre a proposito di sesso orale, e per ricollegarci al post precedente: perché troviamo insopportabile l'immagine mentale della nonna che lo fa col nonno? Insofferenza che, se possibile, cresce di intensità e prurito quando il pensiero riguarda nostra madre massì, la mamma che fa un pompino: lo vedi che mi imbarazza anche solo scriverlo... Per fortuna il fastidio si attenua leggermente se a essere coinvolta nell'ipotesi è una sorella; io non ne possiedo, ma posso ugualmente vedermi la camiciona a fiori con il collo ampio e appuntito che spingo la sua altalena ai giardinetti, siamo in vacanza a Rapallo nei primi anni settanta; più tardi mentre l'accompagno col Vespone alle lezioni di pianoforte, lei mi dice di andare adagio; sì, insomma, la classica sorellina con le trecce e le efelidi in viso, e adesso devo pensare che fa quelle cose lì! Almeno sia con un fidanzato di lunga data, o dentro un rapporto sentimentale, meglio ancora istituzionale, se proprio vuole farlo come è giusto che sia. Ma l'imbarazzo si riduce, nessun problema di coerenza psichica, virando l'immaginazione verso una qualsiasi cugina, si riduce a ogni grado che discendo la piramide famigliare, fino praticamente a scomparire. Arrivati al secondo o terzo grado non ho dunque più problemi a unirmi alle battute da caserma, sventagliate dalla pista di lancio del bar Piero su una cugina non diretta, mi raccomando –, una di quelle che una volta si sarebbe detto "leggerine"; o se preferite anche una zia: possiamo chiamarla "allegra", in alternativa. E però che succede, un nuovo sobbalzo di adrenalina, l'avversione di Abramo all'imperativo biblico, se al centro del palcoscenico mentale ritroviamo una figlia che inizia a spogliarsi piano piano, come in un bel film di Paul Schrader dove un padre riconosce la propria figlia, protagonista di una pellicola di porno snuff. E dunque ecco la nostra bambina che, disinvolta come una giovane cerbiatta e davanti a lei un magnifico cervo, si applica alla più antica e collaudata pratica di sesso non riproduttivo; e bene hanno fatto gli anglosassoni a chiamarlo blow job: in fin dei conti è sempre un lavoro, ma lieve come un soffio. Eppure, se infine avvolgiamo nella lieve melodia di quel soffio lavoro senza domeniche e festivi, dall'infinita e globale turnazione , avvolgiamo mentalmente una bella ragazza qualsiasi: non solo il pensiero smette di procurare imbarazzo, ma il più delle volte si traduce nella forma insinuante del desiderio, se non in quella ossessiva del tarlo. E allora, mi chiedo, non sarà che esiste una qualche forma di legge matematica, una struttura ricorrente e segreta, ancora alla ricerca di un'equazione che le rimbocchi le coperte? Qualcosa, ecco, come un rapporto di proporzionalità inversa, che definitivamente saldi la parentela con pompini...

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