sabato 14 agosto 2010

Capriole, o sui dubbi ginnici del blogger


Mi sono accorto, stavo verificando il numero delle visite quotidiane su questo blog, c'è un contatore elettronico che se ne occupa non devi fare nulla, solo inserire un codice html e poi accenderti una Marlboro, se fumi, io no, mi sono accorto che questo blog raggiunge una media di contatti intorno alla cinquantina, almeno quando pubblico un nuovo intervento. Che, pensavo, è più o meno il numero di persone presenti durante l'ora di ginnastica a scuola, quando vengono unite due classi normali da venticinque. Metà della palestra viene poi occupata dalle femmine con una professoressa tutta per loro. Di solito batte un tamburello, o perlomeno nei primi anni ottanta funzionava così, per qualsiasi cosa le professoresse di ginnastica battevano un tamburello, e vestivano in tuta. Ma questo non solamente nelle ore in cui erano impegnate dalle lezioni, anche di pomeriggio, la sera quando vanno a cinema con il fidanzato, sempre con una tuta attillata per evidenziare i muscoli tonici e scattanti, geometrica compostezza femminile che assale pure le compagne, impegnate in esercizi ortogonali da raduni del sabato fascista, con Starace che balza nel cerchio di fuoco a torso nudo e pantaloni immacolati e lunghi. L'altra metà della palestra è invasa da maschi scatenati e sciolti, il professore legge la gazzetta e si accende una Marlboro, se fuma, io ora non più, mentre gli scatenati giocano a pallone con regole autarchiche, o fanno le capriole sopra a un materassino verde. Chi già frequenta un corso di judo, è sempre più bravo degli altri a fare le capriole sul materassino verde - giocando a basket, a me venivano così così - mentre quelli che ascoltano la musica dark non la fanno proprio ginnastica, dicono che è una roba inutile volgare rozza, restano in disparte a fumare Rothmans, Chesterfield oppure Dunhill. Gli altri, terminate le loro capriole, rispondo a quelli che ascoltano la musica dark, il ciuffo cadente fin sopra agli occhi e gli abiti neri, anelli e collane ma non pesanti come quelle dei metallari - i tatuaggi ancora non dilagavano, e nemmeno il piercing -, gli altri rispondo con una parola in dialetto di queste parti che suona più o meno così: "fruscett", credo si capisca cosa vuol dire. Io invece ascoltavo Bruce Springsteen e facevo le capriole sul materassino verde e giocavo a basket. Fumavo anche Marlboro, allora. Insomma stavo a posto. A parte questo, mi sono accorto dal mio contatore delle visite - sta in basso a destra, la scritta ShinyStat - che ogni volta che pubblico un nuovo intervento è come se facessi una capriola davanti a tutti, ragazze e ragazzi, durante l'ora di ginnastica. O come se leggessi il mio temino davanti alle due classi nuovamente ricomposte e distratte: i maschi non vedono l'ora di tornare in palestra la settimana successiva, fare le capriole e giocare scatenati al pallone, la professoressa in tuta, sotto sotto si intravedono le mutandine, forse sono di pizzo, il tamburello tum tum tum, i dark che fumano pigramente Rothmans, Chesterfield oppure Dunhill. E le femmine, le femmine non so... Davvero, non so, continuo a non sapere e non capire. Eppure, attraverso questa memoria scolastica, mi sembra di poterlo percepire, lo vedo prima ancora di sentirlo, una cartolina dagli anni ottanta che mi ha lasciato un po' di malinconia e molti dubbi. Non so dunque se continuerò ad andare avanti col mio blog, Fontana con soldino è possibile che finisca qui. Non c'è progetto, relazione, gioco. E nemmeno riconoscimento, diciamolo pure. Un esercizio ginnico senza disciplina del corpo e umana condivisione. Sì, faccio sempre più fatica a comprendere le ragioni di una capriola. E non avendo fatto judo, non ho mai imparato a cadere in piedi.

2 commenti:

  1. Peccato, proprio ora che lo scoprivo... Complimenti per la scrittura. D'altronde tutti i blogger si stanno o si sono trasferiti in massa su facebook, lì c'è forse più "umana condivisione " ma non si va oltre l'sms.

    Psalvus

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  2. grazie Psalvus, ma che nome difficile che hai... ;-)

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