Mi ricordo che Roma faceva da discrimine spaziale, oltre era veramente Sud e, al Sud, quando in autostrada si superava un altro veicolo targato Sondrio, o più spesso si veniva superati – nonostante l’auto di papà fosse una 128 nella versione Rally, la roulotte al seguito ne limitava la velocità di marcia –, il primo dei due conducenti ad accorgersi della coincidenza cominciava a suonare il clacson, e anche io e mamma eravamo pervasi da una contagiosa eccitazione, ci sporgevamo dal finestrino, CIAO, CIAO! gridavamo accompagnando i saluti con movimenti ampi delle braccia, lo stesso facevano i nostri conterranei valtellinesi in un sentimento primordiale di appartenenza mai più provato in seguito, mentre le colline arse delle Murge, trapuntate dalle rotoballe di fieno, scorrevano in una lontananza sfocata dall'arsura, negli Autogrill Pavesi le caciotte pendevano dal soffitto come candidi pipistrelli, alla cassa i fumetti di Lando erano appannaggio dei camionisti, ci si doveva accontentare di quelli di Nonna Abelarda e un bicchiere d'acqua con lo sciroppo di tamarindo, intanto l'auto targata Sondrio era già un puntino scuro all'orizzonte, prima di scomparire una radiolina a transistor appesa allo specchietto retrovisore diffondeva la voce di Wess e Dori Ghezzi, e non ci lasceremo mai cantavano sovrapponendosi nel refrain, anche stasera noi siamo più che mai, un corpo e un'anima, un corpo e un’anima, un corpo e un’anima…

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