Sui social, confesso, vengo puntualmente calamitato da quei post che mio nonno avrebbe chiamato birichini. A pubblicarli sono giovani donne, basta una propria fotografia in pose che ne esaltino la bellezza, lasciando magari trapelare qualche dettaglio intimo: la linea di discrimine del seno, o abiti succinti a mostrare le gambe e quasi – ma non più di quasi – le mutande. Il pieno di like è assicurato.
Solo che io scorro sveltamente le immagini (si tratta perlopiù di selfie) e indugio sui commenti, come si può intuire sono in prevalenza maschili. La frase che più ricorre è sei sempre la mia preferita, a cui segue un cuoricino, di più, due cuoricini, tre cuoricini e altri amorevoli emoticon. Provo così a pensare a qualcuno che scrivesse invece: Sei la solita mignotta...
Ovviamente verrebbe bannato, lo farei immediatamente anch'io. Eppure i due commenti hanno identico contenuto, mignotta deriva dal francese mignot, con significato di favorita. Un esempio analogo lo possiamo fare con un politico, mettiamo Salvini. Nel talk show televisivo di turno qualcuno gli dà del leader alla guida di un team emotivamente coinvolto, e quello gongola soddisfatto. Oppure potrebbe dire che Salvini è un capoccia sostenuto da un manipolo di esaltati. La sostanza semantica è la medesima, ma cambia, come nel primo caso, la connotazione di valore, che discende unicamente da consuetudini d'uso.
Da ciò ricavo il sospetto che le lingue storiche, da denotative, tendono col tempo a diventare connotative, dunque sempre più discrezionali. E questa non è una buona notizia, ma chiaro segnale di decadenza della società che quella lingua riflette.
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