È un peccato che gli
intellettuali abbiano poca confidenza con la cultura bassa, diciamo pure trash.
Diversamente, sarebbe semplice spiegare a Giorgio Agamben perché, malgrado si
ostini a specchiarsi nella pozza di un pensiero filosofico vagamente stagnante,
continuino a sfuggirgli, come viscidissine trote, i termini della questione
giuridica legati all'emergenza in corso, o quantomeno le gerarchie che devono
sottendere la morale pubblica; è Kant a dirlo, non Paperinik. Insiste così nel
sostenere che i poteri cosiddetti forti hanno profittato della pandemia per
revocare fondamentali diritti civili, quali quello di sputacchiare sulle
tartine in bella mostra sul bancone dell'Happy Hour. Lo spiega molto bene il
Capitano delle forze speciali in Rambo, quando dice a un altro militare a capo
delle ricerche del fuggitivo: "Non ha capito, io non sono qui per
proteggere John Rambo da voi. Ma voi da lui." Avesse visto quella
sequenza, forse anche Agamben avrebbe intuito come le blande disposizioni a
limitare in questi mesi la libertà di spostamento e gozzoviglia, non servivano
a proteggerlo dal Covid - continua infatti a essere libero di rischiare la
propria vita, ad esempio uscendo dalla finestra a cavallo di una scopa, replicando il finale di Miracolo a Milano - ma a proteggere noi da lui. E da chiunque non
abbia ancora inteso che la propria libertà si arresta dove comincia quella
degli altri, la cui primaria è vivere.
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