sabato 20 aprile 2019

Troppe puttane, troppo canottaggio, o sulle parole e l'esperienza

Leggo, sulla bacheca di un mio contatto Facebook, una frase che si conclude con la firma di Emil Cioran, un autore che sta al sistema culturale come l’aquilotto di Armani alla moda. Una vera e propria griffe, ormai. Qui il corrucciato pensatore rumeno dichiara di "vagare attraverso i giorni come una puttana in un mondo senza marciapiedi".
La pratica è diffusa e il piacere sottile. Rilanciare sul web, opplà, basta un colpetto di mouse, le cover di maggior successo. Un piacere da disc jockey; e ciò vale non solo per la musica ma per ogni altra forma di riciclo, tra cui il più diffuso è certamente la cultura.
Ritrovo così, a stretto giro, anche la parrucca di Diderot, sotto la cui coltre spumeggiante faceva tanta un’intelligenza per antonomasia, da cui parole come le seguenti: “i pensieri sono le mie puttane”.
Puttane, ancora puttane. La citazione è ricavata da un altro social network e tecnicamente un ossimoro; ma, in pratica, è ancora la poetica del dj. Ossia il postmoderno in azione.
Nel flipper della mia mente la pallina però non si ferma qui, rimbalza, trova paralleli e accende lucine. I libri e il web sono infatti pieni di riferimenti alla prostituzione, vista, in alcune circostanze, come paragone, in altri metafora, correlativo oggettivo e in ogni caso quale sigillo arguto di chi scrive, che probabilmente a questo modo vuol comunicare confidenza con la cosiddetta vita vera. Come a dire guarda come sono anticonformista, snob, fuori dal coro. Basta parlare di puttane.
Un'esuberanza verbale, un ironico appello a ciò che Lou Reed cantava come lato selvaggio della vita (take a walk on the wild side), che mi porta a chiedermi se dietro le parole vi sia ancora esperienza…
Intendo. Il gusto, la consistenza, lo sfilacciarsi al tatto dello sperma, per arrestarsi sulle pareti della trachea al termine di un pompino, generando quei colpetti di tosse con cui gli ipocondriaci reclamano attenzione (lo vede, dottore, che sono malato!).
Tutto ciò, Diderot, Cioran, i miei amici sul web, l'avranno mai provato? E più in generale, è ancora necessario fare pratica delle cose per scriverne, come raccomandava Hemingway: "scrivi solo di ciò che conosci!"
Se dunque a qualcuno fosse sfuggito, è questo che fa una puttana: scopa, succhia, si fa inculare. In tal caso è il dilatarsi lento dei muscoli che compongono l’anello anale; all’inizio è doloroso, ma, dopo un po’, è in fondo un lavoro come un altro – il più vecchio del mondo, viene detto.
Nell’insopportabile trionfo di retorica maudit, per cui sempre e comunque bisogna épater le bourgeois – da questo punto di vista, negli ultimi tre secoli non è cambiato molto –, l'unico che mi appare sincero è al solito Balzac. Che così riassumeva i suoi giorni nella lettera a un amico: "troppe puttane, troppo canottaggio".

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