giovedì 25 aprile 2019

Nada Malanima, o sulla verità obliqua

Nada Malanima. Tempo fa ascoltai una trasmissione alla radio dedicata alla cantante livornese. Tra gli altri ospiti, un musicologo spiegava che la sua peculiarità è quella di lambire la nota, lambirla senza una coincidenza perfetta e scartando invece a lato – sopra, sotto, non importa – rispetto a quanto previsto dalla melodia. Non tanto però, solo qualche semitono, così da non perderla del tutto in quella che risulterebbe una stonatura, da lei sempre e miracolosamente evitata. Una sorta di microstonatura, ecco, che pare fosse conosciuta, e apprezzata, già in epoca barocca.
Io non ne capisco molto di teoria musicale, ma mi sembra una buona sintesi anche della persona: Nada si smarca dalla linea dominante della femminilità, non solo canora, inaugurando digressioni che la fanno percepire nel suo essere singolare, unico, o come si dice un po' retoricamente: una donna vera.
Ma a ben guardare, ottiene questo effetto di autenticità con un disallineamento minimo, non ha premura di stravolgere i modelli o di cimentarsi nella trasgressione (come Patty Pravo o la Bertè, mettiamo), e in ciò risulta sia straniante sia rassicurante, coinvolge, incuriosisce, nel mio caso appassiona. Per essere sé stessa, insomma, è semplicemente sé stessa. Tutto il resto, è un problema nostro.

In un'intervista trovata su YouTube (per vederla cliccare qui), Nada in tutta la sua obliqua e bellissima umanità.

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