martedì 19 marzo 2019

Sogno di notte n° 5

Ieri notte ho sognato che andavo dal dottore. Un dottore alto, atletico, più che un medico sembrava un giocatore di rugby, con un barbone scuro da hipster. Mi fa male la pancia, dottore.
Insieme a me c'era anche mio padre, ma ancora giovane e scattante. Era invece vecchio l'ospedale in cui stavamo. Ricordava quello in cui King Vidor ambienta le scene della convalescenza in Addio alle armi; dal finestrone in fondo non si intravedevano però le guglie del Duomo, ma un lembo di mare in tempesta.
Mmm ha bofonchiato il rugbista dopo avermi tastato con attenzione, il suo è un caso davvero interessante. Un caso interessante...? ho risposto io con un filo di voce. La prego dottore, si spieghi!
Ma, invece di parlare, lui ha fatto un cenno all'infermiera, che è corsa a preparare un letto. Da sopra la struttura in tubi di metallo lucido, appeso a un filo, no, guardo meglio, è un tubicino di plastica trasparente, pendeva qualcosa.
Non ci ho messo molto a capire che si trattava della mascherina per l’ossigeno, ma a me continuava a sembrare uno di quei leoncini di peluche che vendono negli Autogrill, addobbati con la divisa delle squadre di calcio. Mi sono sempre chiesto chi fosse ad acquistarli per poi appenderli allo specchietto retrovisore dell'auto... Il vento che filtrava dalla finestra socchiusa faceva oscillare dolcemente il leoncino, portando sentori salmastri.
Manca poco, ha detto finalmente l'uomo. Se in quei momenti dovesse sentire mancare le forze, respiri lì dentro, respiri come se i suoi polmoni fossero un palloncino da gonfiare. L'aiuterà. Guardi come fa la donna alle sue spalle.
Mi sono girato. I
l locale era molto grande e con il soffitto a volta, ma i letti erano radi e disposti senza un ordine comprensibile, restituendo un senso di disordine e precarietà. Distesa su uno di questi, alla distanza a cui si tiene il cane dal gregge, una figurina esile si contorceva squassata dagli spasimi. Per calmarla, una diversa infermiera le carezzava i lunghi capelli sciolti sul cuscino, offrendole un fazzoletto attorcigliato. Morda pure, quando aumentano le contrazioni.
Ma quella donna sta... 
Sì, sta partorendo. Mi stupisco di lei: non l'aveva ancora capito? Non è frequente, ma ogni tanto succede anche agli uomini. Solo che, per noi, è come fare la cacca. 
Poi non so come va finire, perché mi sono svegliato.

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