domenica 17 marzo 2019

Hateresse

Una breve riflessione sul fenomeno degli hater, o, meglio, delle “hateresse”, se mi si passa il neologismo maccheronico.
Ma scriviamo solo di cose che si sono sperimentate, come suggeriva Hemingway. Ieri, nello spazio dei commenti al post di un mio contatto Facebook, una donna di una cinquantina di anni circa, forse qualcuno in più, mi ha dedicato quanto segue:
”Guido Hauser, ma allora non era un episodio isolato il tuo (in passato già ci eravamo presi male), sei davvero un complessato, un morto di figa e a quanto mi dicono anche un morto di fame. Invece di sfarinare i coglioni su fb con le tue tendenze suicide, perché non passi direttamente ai fatti?”
Prima di ragionarci sopra, però una premessa: non cerco solidarietà, e devo confessare che le sue parole seguono alla mia dichiarazione – per altro ampiamente confermata da questa digrignante invettiva – che la suddetta fosse una cretina.
Ora che una cretina, toccata nel vivo della sua specializzazione cognitiva, per così dire, risponda scompostamente, ci sta. Con i suoi limitati mezzi linguistici e intellettuali prova quindi a ribaltare la prospettiva, come si faceva da bambini quando, a un'offesa, si rispondeva: specchio riflesso, oppure chi lo dice sa di esserlo.
Ciò che mi interessa è dunque un’altra cosa. Perché una donna, non dico tutte le donne ma davvero molte tra quelle che ho conosciuto, quando vuol ferire un uomo si aggrappa agli argomenti del più vieto maschilismo, addirittura del machismo?
Ma proviamo a collaudare il mio dubbio direttamente sul testo. “Morto di figa”, a presupposizione che un uomo di valore, un maschio alpha, abbia risorse femminili in abbondanza. Curioso, poi, che ne deduca in me l'assenza dal fatto che la tratti per la scema che in effetti è; evidentemente, la mia tecnica seduttiva consisterebbe nell'insultare le donne che voglio portarmi a letto. Una strategia non proprio furba…
Almeno in questo c’è però coerenza: se invece che rose e serenate notturne offro epiteti offensivi, per forza che sono morto. Di figa.
Ma sarei morto anche di fame, a implicare, nuovamente, l’abbondanza quale valore maschile universalmente attestato; nel caso specifico, difetterei di risorse economiche, per non dire di oggetti di lusso quali orologi Rolex e auto Porche e vestiti firmati dal primo gonzo con gli occhi bistrati, purché molto costosi. Un morto di fame, insomma, ha già detto tutto lei.
Va quindi aggiunto il capolavoro di comicità involontaria, quel “mi dicono” che risuona come se avesse una gola profonda a tenerla informata su ogni mia mossa; e sia chiaro che nella vita privata non ci conosciamo, forse ha fatto addirittura mettere delle microspie, un detective mi pedina per poi relazionarla sui prelievi bancomat.
E per finire l’ultima delle tre morti che mi augura, quella per suicidio, che è forse l’unica parte autentica nel suo delirio, la mia effettiva fascinazione per il gesto ultimo e per chi lo compie. Ma anche qui, denotando una qualità tradizionalmente maschile: l’idea che le offese si lavino con il sangue, la nemesi deve essere quella della spada, anche quando auto inflitta.

Ricapitolando. Abbiamo una donna quasi certamente in menopausa – condizione comune e naturale, lo dico senza alcun giudizio svalutativo – e sul cui aspetto fisico eviterò come giusto di esprimermi (in questo caso, il giudizio ci sarebbe…) che riversa tutta la sua bile nella celebrazione implicita di un maschio ricco, conquistatore, pieno di forza, salute e giovani e bellissime donne ai suoi piedi. L'equivalente astratto di Fabrizio Corona, in pratica. 
Ma in tutto ciò, mi chiedo, non sarà presente uno sfondo masochistico, anche se forse inconsapevole?
Quell’uomo da lei idealizzato, quel Fabrizio Corona di turno che ai suoi occhi io non sono (e ha probabilmente ragione, per inciso), non restituirà infatti mai attenzione a una donna con le sue caratteristiche, probabilmente e perfino se ne burlerebbe con gli amici, sfoderando termini di uguale volgarità.
Come nella canzone di De Andrè, sta allora onorando la madre ma soprattutto il padre, sta onorando il suo bastone, che solo illusoriamente abbatte su di me con strali scomposti: mi punisce per non essere abbastanza punitivo, oltre che cretina avrebbe forse voluto sentirsi dare altri titoli, magari a sfondo sessuale (puttana, troia etc.) che da donna la riportassero alla misura di femmina, in un percorso di perfetta normalizzazione a cui l'intera querelle in fondo allude. 
A prevalere è così un sentimento di squallore e tristezza, che mi deriva dal costatare come alcune donne continuino a essere le principali nemiche di sé stesse. Specie quando non troppo intelligenti, per usare quell’eufemismo che avrei forse dovuto utilizzare dall’inizio.

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