sabato 16 marzo 2019

Il re è nudo. O sulle risposte sbagliate alle domande giuste


Greta Thunberg. In suo nome, la scorsa settimana, Milano si è quasi fermata. Ma non è accaduto solo nella città in un cui risiedo, la sedicenne svedese sta monopolizzando l'attenzione del mondo intero.
C'è da dire che anche le sue parole in favore dell'ambiente, i gesti simbolici, la muta testimonianza di fronte Riksdag di Stoccolma, hanno il mondo quale interlocutore. Tutto il mondo. Lei gli si rivolge direttamente e senza alcuna soggezione – gli occhi negli occhi, ammesso che il mondo abbia occhi come quelli che Méliès disegnava alla luna –, richiamando alla mente Giobbe nelle sue conversazioni zuffa con Dio.
Più che lo specifico contenuto di ciò che dice, di cui ho una competenza troppo vaga per esprimere un giudizio, vorrei provare a sviluppare un breve ragionamento a partire dalle reazioni al suo appello. Sia sui media tradizionali sia sui social network, mi sembra che possano essere suddivise in due macro categorie:
1) gli entusiasti, che portano a sostegno il candore della giovane pasionaria ecologista, la persona insomma, o meglio ancora il personaggio quasi favolistico, una specie di elfo nordico o Giovanna d'Arco della biosfera, con un impermeabilino giallo come unica armatura;
2) i cinici detrattori, i quali usano invece logori slogan di discredito, del tipo:  “pura retorica terzomondista”; “una perorazione ingenua ed emotiva”; "i soliti discorsi buonisti". In tal mondo vengono però fatte le pulci alla forma (“ricattatoria”, viene aggiunto) con cui la sua voce si propaga ovunque con la forza di un vento di tramontana. Una critica stilistica, insomma, quasi letteraria.
In entrambi i casi, i commenti mi sembrano comunque possedere alcuni elementi di verità. E’ vero, Greta Thunberg ricorda un personaggio fiabesco, emoziona, accende gli animi, ma le sue analisi non possiedono, di necessità, il rigore analitico di uno studioso di scienze ambientali, e sono nel loro slancio etico un po' sommarie. Questa essenzialità sentimentale ne rappresenta però anche la forza espressiva, come il bambino quando afferma che il re è nudo, e poco importa se si trattava invece del principe ereditario o del gran ciambellano di corte. A una sedicenne si può perdonare di muoversi un poco a spanne. 
In ogni caso, entrambe le fazioni – parlo sempre di tendenze generali, non di casi specifici – mi sembra si stiano concentrando sul dito, non sulla luna da essa indicata, che è forse ancora quella con gli occhioni spalancati in cui il razzo di Méliès si infilava (perché le nostre schifezze, prima o poi, raggiungeranno anche la luna, la terra è ormai una cloaca troppo piccola per gli scarti che vi depositiamo).
E’ inoltre particolarmente odiosa la chiamata in causa di presunti problemi di salute della ragazza (la sindrome di Asperger, viene detto da più parti) con l’intento di screditarne l’argomentazione. E’ infatti questo il primo e più grave degli errori logici, già riconosciuto dagli antichi che lo chiamavano argumentum ad hominen fallaccia ad personam – invece di ribattere gli argomenti che non condivido con dei contro argomenti persuasivi, colpisco, quale scorciatoia vigliacca, direttamente chi li esprime. Ad esempio: La terra è rotonda. No, la terra è piatta e Colombo un cornuto.
A me sembrerebbe invece importante restare al livello, elementare, certo, dell'interrogazione civile della ragazza, lasciando in secondo piano tutti quegli elementi personali e narrativi che ne hanno decretato il successo; le treccine da Pippi Calzelunghe, l'aria imbronciata e severa con cui viene immortalata nei suoi solitari sit in, intrapresi ogni venerdì al posto di andare a scuola. Tanto per iniziare, rispondiamo a una semplice domanda: esistono i ricchi?
Sì, i ricchi esistono, e dunque esistono anche i poveri. Ma non sarà che questa biforcazione, sempre più larga, nelle risorse, sia da mettere in qualche modo in relazione al modo in cui l’ambiente è stato accostato, quindi spremuto dagli uomini nel corso dei secoli, che ora rischiano di diventare vittime del boomerang delle loro deiezioni?
La connessione tra sperequazione economica e danni ambientali (e ciò anche quando a inquinare maggiormente siano ora i paesi più poveri, per portarsi come si dice in pari), non era così ovvia e denota acutezza di osservazione e giudizio, andando a costituire il tema cruciale sollevato dalla giovane contestatrice.
E che sia tanto graziosa oppure malata, ingenua, terzomondista, buffa, naif, che sia quel che sia a me non frega nulla. Vorrei piuttosto che chi ha le competenze per farlo le rispondesse nel merito, o, per dirla con Popper, che ne falsificasse le affermazioni, invece di irriderle o celebrarle con uguale disinvoltura.
Ma per trovare risposte giuste bisogna prima concentrarsi sulle giuste domande, senza arrestarsi all'involucro. E dunque, per piacere, qualcuno risponda a Greta con la stessa serietà che essa manifesta, a partire dall'espressione del viso. Così, ridotta ai minimi termini, la domanda che rivolge al mondo diventa: chi è il re, e dove fa la cacca?
Saremo mica tutti noi i sovrani, perlomeno noi che abbiamo gli strumenti per leggerci e commentarci, litigare dal caldo di un appartamento con vista sul web, scannarci su giornali e social network senza accorgerci di essere nudi, mentre ci caghiamo in testa a vicenda?

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