
Quando sono
arrivato erano già presenti larghe chiazze di sangue sul marciapiede, e, china
sul corpo tremante dell'animale, la giovane proprietaria cercava di tranquillizzarlo,
apparendo però la più scioccata tra i due. Intanto, gli studenti del Politecnico sciamavano su via Andreoli con le felpe annodate in vita, sbocconcellando
pizzette e merendine.
A offrire un
qualche aiuto c'era solo un trentenne con una barbetta rada e scura, la faccia
tonda e gli abiti del colore della barba. Accostatomi e provando a rendermi
utile anch’io – possiedo un cane, so cosa si prova in quei momenti –, ho cominciato a
cercare i riferimenti di veterinari in zona, mentre lui tranquillizzava la ragazza. Ho visto tutto, le diceva con voce ferma, posso testimoniare. Abito qui dietro e so chi è il proprietario del Rottweiler, che nel frattempo
se l'era svignata. Vedrai che andrà tutto bene, ha aggiunto sovrastato dal
guaito del Labrador, che continuava a leccarsi una profonda ferita sulla zampa
anteriore.
Finalmente,
con lo smartphone, ho trovato uno studio veterinario a poche centinaia di
metri di distanza, l'orario di apertura era imminente. Le cose sembravano recuperare un qualche
ordine, certo imperfetto, quel che si dice metterci una pezza, quando è arrivato un altro uomo. L’abbigliamento
casual ma curato, occhialini dalla montatura in metallo sottile, da cui
saettavano occhi azzurrissimi che rimandavano però a un altro senso: l'olfatto. Quello di un aftershave alla lavanda, con cui doveva essersi cosparso senza fare economia.
Evitando di chiedere informazioni, l'uomo, intuito l'accaduto e come preso dalla smania di imprimere il suo sigillo, ha telefonato alla polizia,
perché è la polizia che in questi casi va chiamata. E che cavolo: la legge prima
di tutto!
Questi non
devono però avergli dato molte soddisfazioni, e così ha iniziato a inveire.
Dapprima, genericamente, contro i cani liberi e feroci ("è uno scandalo,
se ci fosse stato nei paraggi un bambino!") e quindi anche contro di me e
il ragazzo con la barba, che stava ancora offrendo il suo conforto, per quanto con mezzi limitati e senza proclami universali. Ma
in alcuni casi, basta la presenza.
Nella sua
prospettiva dovevamo però apparire troppo tiepidi, forse addirittura complici: ci
mancava il sacro fuoco di Giustizia e Verità, e ciò faceva automaticamente di
noi dei disertori dall'esercito del Bene, di cui lui era come minimo capitano, non
mi stupirei perfino colonnello.
Fortunatamente
tutto si è poi risolto. L'emorragia del cane si è arrestata, ma è stato comunque
portato dal veterinario, dove avrà ricevuto le cure del caso, come concludono i loro articoli i cronisti
di nera. Anche il proprietario del Rottweiler è stato ritrovato, e, con intonazione da legal thriller, ha dichiarato subito: "Ho l'assicurazione,
tranquilli, il cane è assicurato!"
Ritornando a
Sondrio in auto ripensavo all'accaduto, in particolare all'uomo dagli
occhi azzurri, che mi sembrava di conoscere da sempre. Magari con altre facce,
altri travestimenti, ma c'è ogni volta qualcuno che se la prende con chi prova
a fare, non importa cosa: quel gesto sarà sempre inadeguato, grossolano. Mentre
la soluzione, offerta in forma rigorosamente teorica, assertiva, è tanto
più incontestabile quando restituita nella dimensione geometrica e rarefatta
dell'idea. L'importante non è infatti il risultato, ma avere ragione. Quella particolare forma di ragione che consiste nel sentirsi dalla parte giusta della storia.
(Ps - Qualcuno si ricorda di un certo Bertinotti? Ecco, avessi assistito prima alla zuffa dei cani, avrei compreso la sua politica. E magari evitato di votarlo.)
Povero Bertinotti. Un uomo, uno fra i pochissimi politici, che ha capito quando mettersi da parte perché il mondo era cambiato e con lui gli elettori.
RispondiEliminaHo altri rimpianti, non quello di Bertinotti...
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