domenica 1 aprile 2012

L’uomo che faceva roteare il pallone sulla punta del naso


Mettiamo un prato, un grande prato con l’erba appena falciata, due poligoni cavi formati da assi bianche e levigate, due rettangoli per la precisione, con una rete floscia agganciata alle estremità.

Mettiamo anche ventidue persone nel prato, e una ventitreesima che arrivi con un pallone di pelle sotto al braccio, lo deponga in una posizione centrale ed equidistante dai due rettangoli, e dica quasi sottovoce: “Ecco, fate voi, fate come vi pare. Chi saprà stupirmi e commuovermi avrà in dono il mio pallone”.

I ventidue si dividerebbero allora in due fazioni contrapposte e bilanciate - undici per parte -, iniziando a calciare la palla nell’intento di infilarla nella rete appesa ai due poligoni regolari, ogni fazione all'interno di un poligono differente. Ma cercherebbero, naturalmente, anche la finta spiazzante, il colpo fino di tacco, il torello malizioso e la sforbiciata al volo. Cercherebbero di stupire e commuovere l’uomo che ha portato loro il pallone.

Ora mettiamo che il gioco prosegua per una, due, tre, anche sei o sette ore consecutive, senza che sul volto dell’uomo del pallone, assiepato a gambe incrociate accanto a un ciuffetto giallo di tarassaco, compaia mai un sussulto di stupore, oppure un segno di commozione.

E così tutto continuerebbe, continuerebbe allo sfinimento, finché uno – e uno soltanto – dei ventidue afferrerebbe il pallone con le mani, lo stringerebbe forte a sé, ansimando, barattando ossigeno contro biossido di carbonio, prima di far roteare la sfera con lieve perizia sulla punta del proprio naso.

“Ma cosa fai, sei matto, non si può!” griderebbero gli altri a turno. Convenendo per una punizione esemplare, da stabilire da parte dell’uomo del pallone. Il quale ritornerebbe con passo stanco e vagamente claudicante, e dopo aver fissato uno per uno gli uomini sfiancati e rabbiosi sul grande prato verde - "Hai visto cosa ha fatto, è inaudito: ammoniscilo, caccialo fuori!" - probabilmente direbbe qualcosa del genere:

“Perché, vi avevo per caso detto io che non si può afferrare il pallone con le mani, che bisogna prenderlo a calci ed evitare di farlo roteare sulla punta del naso? Siete voi, probabilmente per abitudine, che lo avete creduto. Ma in tal modo avete solo replicato le vostre regole, non le mie possibilità: così non riuscirete mai a stupirmi, tanto meno a commuovermi”.

Quindi, dopo essersi asciugato una minuscola lacrima che pende dall’occhio destro, forse un’allergia ai pollini di stagione, se ne ritornerebbe da dove è venuto. Ma prima si fermerebbe dall’uomo che ancora sta facendo roteare il pallone sulla punta del naso, dicendogli solamente: “E’ tuo”.

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