Temevo che quest'anno non si sarebbe mostrato... Ma proprio oggi, mentre ero fermo a un semaforo rosso con il riscaldamento a palla, ho incrociato l'Uomo dell'inverno.
Lo chiamo così perché non conosco il nome né ho
altre informazioni che lo riguardano, è una semplice apparizione, meglio ancora
un'epifania, si compie puntuale all'arrivo della stagione più fredda. Nelle altre non c'è traccia di lui, scompare allo sbocciare di giacinti e camelie per
riapparire quando l'ultimo caco è stato colto dalla pianta.
Ha così finito col rappresentare un buon auspicio per
l'anno entrante: lo si attende speranzosi, qualcuno pare lo invochi perfino, un
rituale dello sguardo simile al sangue di San Gennaro che viene fatto
sciogliere a Napoli. Solo che qui siamo a Sondrio, e le temperature nel periodo
possono scendere ben sotto lo zero.
Per l'Uomo dell'inverno non sembra però rappresentare
un problema. Da che ne ho memoria, dunque più di cinquant'anni, indossa una
camicia a disegni scozzesi con i primi due bottoni schiusi, gilet di pelle nero
aperto, jeans, stivali texani e cappellaccio da cow boy, anch'esso di pelle. La
capigliatura è ipotetica, celata com'è sotto le lunghe falde del copricapo, ma dal colore dei baffi a manubrio si suppone rossiccia. Nell'insieme ricorda il personaggio di un celebre cartoon della Warner,
Lo accompagna a debita distanza, tre o quattro metri
dietro come fa il chierichetto col parroco, un donnino che sembra patire tutto il
freddo che l'Uomo dell'inverno non avverte, da cui si protegge con abiti pesanti
in fitti strati a cipolla. Forse è la moglie, la fidanza… o più probabilmente è una
creatura mitologica come lui, con cui condivide l'aspetto immutabile al
trascorrere del tempo.
Sono convinto che anche tra cent'anni, poco prima di
capodanno, un grumo di tendini e intelligenza artificiale ancora incrocerà
l'Uomo dell'inverno e il suo angelo custode, e come me si domanderà: Ma chi
cazzo sono questi due?!
E non basteranno tutti i suoi algoritmi per offrire
una risposta plausibile.
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