domenica 24 giugno 2012
In salvo, o sull'amore eterosessuale tra maschi
Valter Chiari assieme a Tatti Sanguineti. A giudicare dal loro aspetto fisico, più che da elementi ambientali limitati a un distributore di benzina sullo sfondo, la fotografia potrebbe risalire alla metà degli anni ottanta, in una stagione temperata: forse ottobre, alla fine, o una Pasqua precoce di marzo. Quel tempo in cui le camicie si sbottonano sotto l'ombra tiepida dei maglioni, restituendo un'immagine simmetrica dei due, sottolineata dal bianco e nero della stampa, come fratelli abbigliati dalla stessa mano svelta di madre. Il primo, più alto e ancora prestante, sebbene ingrigito e già segnato da un'esistenza appesa a un trapezio pencolante, senza rete di protezione, cinge con il braccio sinistro l'altro, deponendogli un bacio fanciullesco sullo zigomo. Il sentimento che si accompagna al gesto è evidente: affetto. La reazione di Tatti Sanguineti, sempre deducibile dall'espressione del volto, la bocca dischiusa in un sorriso bello per spirito e materia - i denti sono bianchissimi e composti, ricordando degli scolaretti in posa per lo scatto di fine corso, da esporre in bacheca tra gli annali - è altrettanto manifesta. Contentezza, è contento e non lo nasconde. Oltre che grato per lo slancio affettuoso nei suoi confronti, piuttosto che onorato del riconoscimento di un personaggio pubblico e di successo. Una gratitudine e un felicità improvvise, azzardo, che richiamano all’idea intangibile di assoluzione. E però non quella azzurrina e rarefatta delle confessioni religiose, ma laica e incatramata come l’utero d’asfalto e petrolio che li contiene, l'odore penetrante e festoso degli idrocarburi. Ci sembra che entrambi, in quel momento, forse per sempre, siano al riparo da un'oscura minaccia esterna. Sì, in salvo. Ma forse è all'opera l'eterno senno del poi, che in ogni fotografia scorge il divaricarsi del compasso tra il prima e il dopo. Quando il dopo, l'adesso, il dio mio come siamo diventati, rappresenta una versione degradata dell'attimo. E allora torniamoci, a quell'attimo, che io non saprei chiamare in altro modo che amicizia, tenerezza, forse amore perfino. E non c'è niente che mi commuove più dell’amore tra maschi adulti, eterosessuali e arruffati dalla vita.
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