giovedì 3 marzo 2011

L'ottimsimo di Nietzsche, di Marco Baldino


(Ricevo e volentieri pubblico l'intervento che segue, in replica al post su Nietzsche dei giorni scorsi. E' scritto dal mio amico filosofo Marco Baldino e contiene una mia risposta in calce. Mi limito dunque qui a un ringraziamento di cuore: per l'attenzione e il contributo. Ma anche e soprattutto per la serietà con cui ha accostato la mia eccentrica cavalcata dentro il pensiero del grande filosofo tedesco. Che, riconosco, più che essere ispirata ai severi criteri della filologia, molto deve ai liberi guizzi della metonimia letteraria. Sperando dunque di avere ancora Marco ospite in questo spazio. gh)


Non direi onta “sentimentale” (in alternativa a “morale”), ma onta “ontologica” (chiedo scusa per la sgradevole allitterazione. Anche l’apparente comunanza di radice è in verità priva di rilievo), nel senso che ciò che va risparmiato è l’onta di vedersi diminuiti nel valore della vita, di vedersi diminuito il valore della vita, il quale, per Nietzsche, come sappiamo, è il supremo valore.
L’onta è “ontologica” perché ad essere intaccato non è l’uomo, ma l’Essere stesso, ossia la Vita o, in senso più generale, la Forza e, spingendoci ancora oltre sul piano delle metafore, ciò che della forza è la propulsione, la scaturigine, l’energia (concetto che non poteva sfuggire a Nietzsche). L’onta è per Nietzsche l’insulto alla vita, e la vita non subisce altro insulto che la diminuzione della sua potenza creatrice. Tutti i tentativi di limitare la vita, di diminuirla, sono insulti all’essere. La morale è, in Nietzsche, il concetto più ampio di ciò che diminuisce il valore della vita, il cristianesimo la manifestazione storica più eclatante.
L’uomo come tale, l’uomo umano, l’uomo dell’umanismo, l’uomo in quanto sviluppa cultura, in quanto coltiva lo spirito e l’educazione, l’uomo che ordisce un’esistenza pubblica, che coltiva le forme della pietà, persino l’uomo che si abbandona alla compassione nel senso di Schopenhauer (e di Foscolo) è, per Nietzsche, nient’altro che sterco. La pietà per le forme morte, deboli, impotenti della vita, la pietà per la deiezione del divenire, per il rimasuglio sconcio del grande flusso, per la merda, per la sozzura, per la scoria, per il cascame senza valore che risulta dal movimento assoluto dell’essere, è insulto all’essere, vero e proprio “male” metafisico.
Nietzsche giunge in effetti assai presto a configurare l’essere come divenire, come l’eterno fluire che trasforma ogni cosa in un’altra; gli fu sufficiente leggere i presocratici. Vi ritornerà, però, facendo un ampio giro attraverso il problema del valore (punto che non accolgo). L’argomento di Nietzsche in favore dell’essere come vita è che la vita è valore. Il flusso, l’enérgheia, l’universale essere all’opera del divenire è, per Nietzsche, il massimamente desiderabile. Lo voglio (Amor fati) perché è ciò che massimamente vale o, che è lo stesso, perché è ciò che massimamente è. Il volere è volere la vita e, quindi, il suo continuo approfondirsi, il suo continuo espandersi e ingigantirsi; volere è volere la potenza (della vita), che è potenza creatrice (di forme). Questo è la volontà di potenza di cui parla Nietzsche: volere il divenire e, quindi, non volere se stessi, l’uomo, la propria identità quale soggetto della responsabilità pubblica e privata, soggetto morale e metafisico - come se l’uomo avesse un’essenza stabile, qualcosa di prendibile; come se l’uomo fosse quel riferimento assoluto della storia che diceva Hegel: il luogo dell’autocoscienza e dell’autorealizzazione dello spirito assoluto.
Sicché non è un’onta inebetire, onta è vedere nell’inebetimento qualcosa che è ancora da amare, qualcosa da compassionare, qualcosa che valga ancora il nostro volere. Onta sarebbe desiderare che la vita, nella sua forma massimamente impotente, rimanesse presso di noi, con un’inversione che mette al posto del valore (la vita) il disvalore (la morte, l’ebetismo, la malattia, la decadenza …), al posto dell’essere (= valore) il non-essere (= disvalore = nichilismo), al posto di tutto ciò che è buono (la forza e la potenza della vita) tutto ciò che è cattivo (il marcio, il decomposto, l’informe, l’insulso della vita …).
Allora direi che il filmato è una sfida postuma, la sfida a liberarsi e a deridere quel simulacro sopravvissuto al suo grande pensiero. La vergogna appartiene a chi si lascia irretire dalla ragnatela della pietà. Ed è anche un segno, il segno che si è raggiunto il limite e che tocca ritrarsene.
Ecco quindi la mia interpretazione: se la pietà è l’insulto metafisico all’essere in quanto valore, la vergogna è il segno che è giunto il momento di abbandonare l’indebolito al suo destino e rivolgersi nuovamente alla potenza, ossia alla vita.
Nietzsche era un riprovevole ottimista. La vergogna doveva avere quindi un senso del tutto speciale per lui.

Marco Baldino


Caro Marco,
ammesso che il tuo testo - non è ovvio, in effetti - contenga una qualche forma di "responsabilità" nei confronti di quel che in precedenza io avevo scritto, mi sentirei di riassumerlo a questo modo: Nietzsche, col gesto biograficamente inaugurale di abbracciare un cavallo malmenato dal conducente di una carrozza, non invera il suo pensiero, ma anzi e radicalmente lo smentisce. Questo passaggio interpretativo mi sembra dunque assai delicato e significativo. Perché sia tu sia io, implicitamente, ammettiamo a questo modo un valore testuale della biografia, che entra in rapporto (dialettico in me, mentre in te oppositivo) con il lato manifesto del pensiero. L'unica differenza tra il tuo approccio ed il mio è che tu, con precisione e puntiglio filologico, ti appelli poi nuovamente all'autorità veritativa dei testi pregressi. Sulla cui scorta concludi che, da quel
folle gesto in poi, Nietzsche va considerato "un' altra cosa". Bene Marco, da narratore e da non-filosofo quale io sono, trovo diversamente che "quell'altra cosa" da cui tu avvalori un necessario congedo della riflessione filosofica - pur non negandone il valore espressivo, il fatto che sia una "cosa mormorante" - vada invece a caricarsi di un significato decisivo: sia cioè un evento semantico da continuare a interrogare, e il cui senso implicito finisce coll'irradiarsi anche sulla fase precedente (come avviene nei processi dialettici, appunto). Così mentre tu guardi a quel "fatto" attraverso la griglia di un pensiero antitetico - il Nietzsche uomo diventa a questo modo la negazione del super-uomo nietzschiano, imponendo una cesura biografica allo sviluppo del pensiero - io prendo sul serio proprio la nozione di divenire da te più volte e legittimamente richiamata, istituendo un rapporto di continuità espressiva con l'opera esplicita del filosofo. Ma l'obiezione, che certo non mi sfugge, sarebbe: tu stai mescolando le carte in tavola, giocando a basket con i piedi e a calcio con le mani! Infatti in tale prospettiva personale non stiamo più parlando dentro i confini normativi dell'ermeneutica filosofica, ma, tutt'al più, in quelli della critica d'arte. Dove gli strumenti interpretativi diventano di conseguenza molto più mobili e discrezionali, soggetti ad estri immaginativi e improvvisi scarti analogici, che il rigore filosofico non consente. Ebbene Marco, io la penso proprio a questo modo. Ossia trovo che l'ultimo Nietzsche - in particole quello che ci tocca direttamente attraverso quella forma di presente postumo che è la video-grafia - rappresenti qualcosa come un ready-made artistico. Senza dunque eccepire in nulla rispetto alla tua corretta interpretazione filosofica della fase, pubblica, che precede il famigerato abbraccio tra specie animali diverse ma ugualmente sconfitte, ho provato ad esorbitarla nell'interpretazione artistica. Che vede la filosofia di Nietzsche "divenire" dentro la propria tragica esperienza di uomo malandato e intellettualmente e fisicamente in-potente. Fino a che, con grande libertà interpretativa ma senza sconfinare nell'arbitrio - i nessi analogici sono dimostrabili e credo anche dimostrati - quell' "altra cosa" dal suo pensiero ufficiale che appena traspare dalla biografia si mostri, in ultimo, e dialetticamente, come "la cosa in sé".

guido hauser

17 commenti:

  1. Se si vuole iniziare a parlare di un altro argomento dove si va in questo sito?
    L'unità d'Italia: per colpa della Lega bisogna festeggiarla? Da vecchio anarchico dico:abbasso gli Stati , giù i confini , addio Lugano bella , viva il brigante Musolino , viva Cafiero Durruti e Malatesta. Invece sentiremo trombe e tromboni con bandiere tricolori o bandiere verdi. Che noia mortale , che ignavia dei cuori e delle menti, che pusillanime unanimismo di comodo. Come diceva Jacovitti: "Raglia raglia giovane Itaglia"
    Giovanni Santerre

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  2. Quel giorno, caro Santerre, potrà tuttavia andare in campagna e immaginarsi in paludato colloquio con i suoi Malatetsta, Cafiero, il brigante Musolino (perché proprio Musolino?) e persino con Jacovitti, anzi, se mi dice dove va vengo anch'io. Tutto questo perché l'anarchia c'è già, solo che gli conferiamo l'altisonante nome di democrazia. Oppure lei crede che gli assassini di Yara non vadano catturati, processati, giudicati e sanzionati (tanto per rimanere sul discorso)?
    [mb]

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  3. Quel giorno, caro MB, (non sarà mica Mussolini Benito?)quel giorno, dicevo, sarò a Tenerife a caccia di qualcosa.Parto il 14 e l'aspetto su una spiaggia.Per farsi riconoscere (sempre che non sia il Mascellone)si metta una cravatta nera.Il brigante Musolino ha espresso,quando fu catturato, la più bella frase mai pronunciata sul Fato: "pè chillu filu..."
    La democrazia è una bufala massonica con la quale si insalamano gli occhi alle genti.
    L'anarchia "compiuta"non partorirebbe assassinii di Yara,nè qualsivoglia delitto. Dopo tale utopico cazzeggio, vergognandomene un po', mi ritiro a leggere la mia collezione de "L'adunata dei refrattari"
    Santerre
    PS. Jacovitti mi manca proprio

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  4. LA FESTA NAZIONALE
    DIO PATRIA FAMIGLIA.Cosa c'è di più pulito,semplice,rincuorante e luminoso?
    Il signor Santerre è probabilmente perduto ai VERI VALORI.Pregherò per lui
    H2O

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  5. Nietzsche: ma non si doveva parlare di quest'argomento? Interessante comunque la questione dell'Unità e dei suoi festeggiamenti con annessi e connessi. Mi aspetto un commento del curatore.
    Enzo Ferrara

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  6. .. il curatore, come viene detto, non ha nulla da aggiungere. si diverte anzi ad assistere alla metamorfosi del proprio blog in un forum aperto di discussione; che chiaramente e per ragioni strutturali, ideologiche e soprattutto tecnologiche non è. ma da vecchia e spelacchiata volpe situazionista, il curatore si compiace di qualsiasi sviamento che viene impresso alle rotte precostituite. e quindi essendo, al contrario, del tutto indifferente alle retoriche ma anche e in misura perfino maggiore alle anti-retoriche patriottiche, il curatore appunta il suo unico divertito interesse al "detournement" che è evidentemente in corso, a partire dall'intervento di Santerre. molto bene, continuate dunque a dirottare la rotta di questa barchetta beccheggiante nel grande mare del web. già che il curatore, a questo punto, non è più il curatore. e il timone gira e gira e gira, come una trottola sul naso di un derviscio.

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  7. ma perchè allora non si vuole commentare, oggi, la festa della donna evidenziando la notizia di una giovane dama teutonica che, pur di sfuggire al marito violento, si imbarca con la figlioletta di 9 anni su uno dei numerosi natanti che in questi giorni attraversano il canale di Sicilia carichi di migranti, di speranze ma in condizioni assurde.
    Disperazione su disperazione... riflettiamo sulla realtà

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  8. "Bufala massonica"? Questo sì che è un argomento, come dire, da "mascellone". Santerre, non mi dica che crede al complotto giudaico-massonico, al serpente millenario, ai Protocolli dei Savi di Sion ... :P (mb)

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  9. Egregio MB,Lei crede forse che la democrazia abbia qualcosa a che fare con la crazia del demos?
    Il complotto giudaico-massonico lo lascerei volentieri ai figli di La Russa. I Protocolli a Putin e Berlusconi.
    Le chiedo un favore: ignoro tutto del serpente millenario. Mi dia qualche lume:sono curioso
    Santerre

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  10. stavo pensando di aprire una sezione in questo blog chiamata "spazio libero, programmi dell'accesso", in cui ognuno può parlare a ruota libera. anzi: "scraparlare"... ;-)

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  11. Caro Guido, blog arroventato? ce n'est qu'un debut!
    Marco

    Per Santerre:
    sì, penso che la democrazia abbia a che fare con la "crazia" del "demos", le sembra strano? Poi: è lei che ha parlato di "bufala MASSONICA", quindi non se la prenda se la iscrivo nella squadra dei nemici del “complotto massonico”, il quale è sempre, e invariabilmente, anche “giudaico” (nazisti, fascisti, islamisti, antisemiti trasversali, antisionisti, ...). Inoltre è lei (anti-massonico) che mi ha fatto la gentilezza di darmi del fascista [sic], permetterà che le invii una cartolina con i ringraziamenti? Quanto alla sua curiosità … http://lib.ru/POLITOLOG/AE/protokoly.txt. [mb]

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  12. Mi perdoni signor Marco. Non le ho dato del fascista. Ho solo ironizzato sulle sue iniziali. Se l'ho offesa le chiedo venia.Non sono riuscito a farle cogliere tutto il tono ironico del contesto.Mi assumo totalmente la responsabilità di questa mia ,evidente-mente dal suo tono, incapacità a comunicarla a lei e chissà a quanti altri. Ma veniamo alla crazia e al demos. Il potere è quello che convince il popolo a votare Berlusconi, per fare solo un esempio abbastanza vicino a noi.Quindi il potere è separato dal popolo che ne viene tenuto lontano con mezzi sottili o grossolani, a seconda delle opportunità e delle necessità.Se è in accordo sostanziale con quanto espresso, potremmo anche approfondire l'argomento, senza nessun amore per la polemica o l'avere o meno ragione, ma per la comprensione delle idee di ciascuno. Sperando che accolga questo invito la saluto
    Santerre

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  13. Caro Santerre,
    no, non avevo capito (visto che il mio nome sta scritto ben in grande in cima a questa pagina), pensavo infatti che la sua ironia volesse prendere di mira il contenuto del testo su Nietzsche (vana speranza?). Del potere ho un idea meno (vorrei dire "ingenua", ma so che la prenderebbe male, quindi dico ...) unilaterale. Vorrei lei mi chiarisse preliminarmente una questione: quando dice "convince", intende dire che ha forza di persuasione o è semplicemente un modo ellittico per dire che "obbliga"?
    Marco Baldino

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  14. @Marco, grazie per il "debutto", chissà che non stia già trasformandomi anche io in un occhiuto capoclasse del web... (speriamo di no, in caso contrario ti autorizzo a trafiggermi con un aggettivo). quanto invece al discorso sul potere, che tu e Santerre stata portando aventi benissimo senza bisogno di alcun contributo, mi limito semplicemente a segnalare quanto ho appena scritto su un argomento contiguo: http://fontanaconsoldino.blogspot.com/2011/03/il-potere-osceno-dei-capoclasse-una.html

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  15. Caro Baldino,
    non era automatico che MB corrispondesse all'autore dell'articolo, che peraltro è apprezzabilissimo, e di cui condivido forma e sostanza...
    nessuna intenzione di continuare,dopo il debut, il "combat".
    Tutt'altro che offensivo se mi dà dell'ingenuo. Aggiungerei che son ben messo anche in "sprovvedutezza".
    "Preliminarmente" le chiarisco che quando dico "convince" è semplicemente un modo ellittico...
    Mi scriva ciò che vuole con la forma che preferisce.Qualsiasi sia è sempre anagogico per me.
    La saluto
    Santerre
    PS."odio le virgolette"

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  16. Caro Santerre,
    chiara la necessità di semplificare: “popolo”, “convincere” come forma diminuita di “obbligare”, ma anche, forse un po’ a tua stessa insaputa, “il potere” come sostanza determinata, qualcosa, qualcuno che “obbliga” me (che lo voto) a votarlo. E come mi obbliga? Raggirandomi? No, altrimenti non sarebbe più un “obbligo” ma una “persuasione”. Riamane la forza. Ma questa soluzione invalida l’assunto: non si capisce perché il qualcuno che ha il potere di obbligarmi debba inscenare il teatro democratico. Ma se il teatro democratico fosse essenziale al potere per esercitare il suo comando, ben debole potere sarebbe, perché con una semplice mossa elettorale ci si sbarazzerebbe di lui. Dunque non è propriamente un obbligo, infatti quella del voto è piuttosto una persuasione. Il gioco della persuasione (gioco filosofico per antonomasia) è però, fin dai Greci, il gioco stesso della democrazia. Il “popolo” (lo metto tra virgolette perché è uno strano termine, che, in una democrazia, comprende tanto te, quanto il noto personaggio, quanto me) possiede cioè il potere di disobbedire al potere “legalmente” - il che, se si pensa ad un potere intrinsecamente “obbligante”, lascia un tantino disorientati. Io credo che il potere né obblighi né persuada …
    Baldino

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  17. [New post] Bobbio, Assange e la lotta al «potere invisibile»
    La mia pigrizia mi fa rispondere con Bobbio
    Cordiali saluti
    Santerre

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