mercoledì 1 maggio 2019

Golpe sì golpe no, e se il problema fosse un altro...

Nicola Zingaretti, quale unico commento alla situazione in Venezuela, si è premurato di dire: "Quello di Guaidò non è un Golpe." Altri, da sinistra, ad esempio Fassina, denunciano ciò che sta avvenendo utilizzando lo stesso termine. Golpe.
È curiosa questa tensione nominale, pensavo. Ci si divide sul giudizio politico ma si converge sul principio di legalità: i golpe, quali effettiva rottura di un ordine costituito, non si fanno. Golpe uguale cattivo, legalità uguale buono.
Eppure, se ci pensiamo, fino a qualche decennio fa le cose stavano in modo diverso, e la sinistra si qualificava proprio per la sua disposizione a sovvertire; e poco importa se l’ordine da ribaltare fosse frutto di libere elezioni, come avvenuto nella Germania nazista, oppure conquistato con la forza, ed è il diverso caso della Spagna franchista. 
L'importante era il processo di conversione, il rovesciamento, anche violento, attraverso cui sarebbe stato ricostituito un nuovo ordine: a vantaggio delle masse diseredate e oppresse. Certo, non veniva chiamato golpe ma rivoluzione, per quanto la prassi fosse molto simile. 
La domanda che allora si sarebbe posta non è dunque sulla presenza di un golpe, ma se dal golpe o non golpe in corso (chi se ne frega cos'è) ne traesse vantaggio il popolo oppure il Capitale, come si diceva sempre in quel tempo che è solo l’altro ieri. 
Il giudizio di opportunità era limitato alla risposta a tale domanda, avendo quale interlocutore la Storia e non il computo delle schede elettorali; e ciò sia nel caso sia stato eseguito correttamente, sia truccando un po' come molti insinuano di Maduro...
Prendo dunque atto che la sinistra, nel frattempo, è divenuta un'altra cosa: non più l'interesse, se si vuole anche egoistico e scomposto (è stato lo stesso Marx a parlare di "dittatura del proletariato"), degli ultimi o penultimi della terra, ma la lealtà verso le regole del gioco. 
Cosa che potrebbe anche starmi bene, ma a patto che lo si dica finalmente. Che la sinistra non è più di sinistra. E lasciando stare la distinzione, di lana caprina, tra sinistra riformista e massimalista. Già che nel caso del Venezuela non si tratta d'instaurare un governo di sinistra, ma di valutarne l'attuazione.

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