sabato 3 settembre 2011

Potatoes


Stavo facendo un esercizio di inglese, da eseguire per un corso on-line a cui mi sono appena iscritto. Wich goals did you reach until now in your whole life ? E venivano elencati una serie di tipici traguardi della vita: laurearsi; vincere una competizione sportiva; sposarsi; avere figli; andare ad abitare da soli; ottenere un lavoro desiderato; compiere qualcosa di importante o memorabile, fosse anche solo una scarpinata in montagna, o una nuova lingua appresa. Per quanto riguarda la lingua, che io fossi ancora lì, a quarantacinque anni suonati, ad armeggiare goffamente col present perfect e i maledetti phrasal verbs, la dice lunga sullo stato della mia arte: upper intermediate, hanno definito il mio livello dopo un breve test. Ma anche per quel che riguarda gli altri traguardi ipotetici, elencati sotto forma di casella da barrare, anche lì, buio completo: tra i molti indicati a mo’ di esempio, non c’era ancora un singolo “goal” che io avessi realizzato… E adesso come lo completo, lambiccavo tra me e me, il mio compito di inglese? Senza barrare alcuna casella non potevo infatti passare all’esercizio successivo. Mi sono dunque inventato la conquista dalla cima più alta del mondo: I climbed the Everest. Then – massì, esageriamo –, cause I was already there wearing mountaineering boots and with a big mattock, but most of all because there was nothing interesting to watch on tv, I decided to climb also the K2. Stremato a quel punto dallo sforzo di immaginazione alpina, ho spento il computer e interrotto la lezione. Dopo pochi minuti mi telefona un’amica dalla Val d'Aosta, chiedendomi, entusiasta, se sono mai stato nel posto in cui si lei si trova. No, I’ve nerver been there, le rispondo. Però sono stato sull'Everest e sul K2. Ah, and I've been on the top of Cerro Torre too! But this was in another time: you know, even in Argentina they have an awful television. Scusa, come mai parli inglese?, ribatte lei. Parli un inglese maccheronico e dici tutte 'ste cazzate. Allora io le spiego l'intera faccenda: i goals che non ho realizzato, i figli assenti, i lavori e i soldi e le occasioni e gli amori persi… Insomma, mi accorgo, parlandole, di essere in tutto e per tutto un fallito. Yes, I’m a drop out, and I’m not sure I still wish to keep on living… Ma prima che io termini la mia frase sconsolata e teatrale, mi interrompe la mia amica: Senti, se non ti spiace, queste cose me le racconti un’altra volta: ora devo andare a raccogliere le patate con i miei amici. Sai, qui in Val d’Aosta ci stanno delle patate bellissime. E orribili programmi in televisione.

(Ps – Credo che staremo ancora un bel po’ di tempo senza sentirci: la cartolina che vi ho appena inviato ha un'indicazione di provenienza, dove ci sta scritto, semplicemente, depressione. Mi interessa insomma molto di più occuparmi ora della mia vita e dei miei "goals" e della mia depressione, che non mandare cartoline a degli sconosciuti da luoghi in cui non sono mai stato, o dove se c'ero dormivo e soprattutto sognavo. Vi auguro dunque buone cose, and a lot of potatoes to fill up your television set.)

1 commento:

  1. I struggle to think in terms of "failure" when it comes to goals set by others ... traduzione gentilmente offerta da google ;-)

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