giovedì 8 settembre 2011

Diventa bella!, o sul disprezzo estetico verso le mie coetanee


Il problema delle donne è che, fino a trent’anni, to’ fai anche trentacinque, trentasette, fino a quell’età non lo sai ancora se sono belle oppure fighe. Quando sono brutte lo vedi subito che son brutte, ma l’urgenza vitale ed erotica della gioventù chiamiamola “fighezza”, dai, non facciamo gli schizzinosi ha questa naturale attitudine a travestirsi da bellezza.

E così, oggi, apro il sito on-line di Repubblica, e ci trovo un videoclip di un gruppo musicale dal nome che è tutto un programma - The Vaccines, giuro, si chiamano proprio così! Tra loro anche la modella e stilista britannica Kate Moss, che conclude il filmato con l’accenno di un breve strip.

La ricordiamo tutti, vero, Kate Moss?

Secondo alcuni era l’aspirapolvere più bello del mondo. Ad esempio quando, insieme al fidanzato Pete Doherty, riusciva ogni volta a farsi beccare dai Paparazzi: sembravano bambini chinati a giocare sulla spiaggia, a dar forma alla pista in cui far correre le biglie con il volto stampato dei ciclisti. Solo che le piste, al posto che di sabbia, erano lunghe e candide di cocaina, e dei ciclisti era rimasta ormai solo l'orma metallica delle cyclette, su cui le donne di mezza età sgambettano e sudano per rassodare il culo. Inserisco il suo nome su Wikipedia, e scopro che Kate Moss è nata il 16 gennaio 1974. Tra quattro mesi compirà trentotto anni.

L’età è dunque quella, il tempo in cui si scopre se sei bella o eri semplicemente figa, indipendentemente da quanta cyclette tu possa fare. Ma nel suo caso, la totale assenza di bellezza è addirittura lampante: una racchia, un cesso, si è trasformata in una streghetta tutte moine e ancheggiamenti, che sembra essere appena stata sputata fuori dal tostapane della storia. E non ha ancora compiuto trentotto anni, dico, trentotto…

Come è spietata la natura, davvero. E come sono tristi certe donne, troppe donne, le quali non hanno ancora inteso la differenza tra essere belle ed avere una fica. Brigitte Bardot, mettiamo. A vent’anni Brigitte Bardot era totalmente e definitivamente e irrimediabilmente figa. Era cioè tutta compresa in ciò che il privilegio del caso le aveva offerto: un corpo acerbo e perfetto, all'origine dei capricci che quello stesso corpo le concedeva in abbondanza, come un animaletto viziato. Era insomma il riflesso del suo possesso.

Poi, a quaranta e cinquant’anni, Brigitte Bardot ha saputo inventarsi una bellezza che prima non possedeva, trascendendo l'identificazione con il puro dato biologico. Invece di continuare a fare la figa a Saint-Tropez , scavallato quel discrimine temporale ha cominciato ad imboccare i cagnolini abbandonati, o a far casino contro l’orrenda macelleria delle foche da pelliccia. Tutto ciò nel più completo disinteresse alle rughe che fiorivano di giorno in giorno sul suo viso, e per le subentrate imperfezioni di quel corpo che tanto bene l’aveva servita in gioventù.

Certo, ora possiamo anche farci dell’ironia, ridere di queste sue agnizioni tardive e vagamente naif. Ma la consapevolezza animalista rimane uno dei traguardi più alti dello spirito umano, in cui si mostra la facoltà che davvero potrebbe qualificarci: un’empatia che travalica non solo gli angusti confini del nostro corpo, ma della specie intera, quel rissoso macro clan che è l’Homo sapiens sapiens. E che per definizione se ne fotte di tutti gli altri animali, i quali come lui vivono, respirano e sbranano su questa terra. Ma anche soffrono.

Purtroppo io ritrovo invece un sacco di donne che, a quaranta o cinquant’anni suonati, si comportano come Brigitte Bardot quando ne aveva venti, e se ne stava con le chiappe al sole ad aspettare che Gigi Rizzi tornasse dallo sci d'acqua. Donne che pensano che a quell'età si possa ancora essere fighe, o meglio avere nel proprio sfiorito e minuscolo possedimento la sineddoche di tutto quel che non sono, così perdendo ogni possibile residuo di bellezza. Il triste spogliarello di Kate Moss con i Vaccines diventa allora l’emblema di questo nuovo e nutrito comparto umano: fiche disseccate, possiamo chiamarle così.

Forse un tempo siete state anche fighe, d’accordo, la fica vi germogliava nel vento e nel sole e negli spruzzi di un motoscafo, ma adesso avete mancato l’unica vera e fondamentale occasione che la vita ci offre: diventare belli, diventare qualcosa d'altro e più complesso di un effimero frutto di natura, perciò tendente a marcire in una breve stagione. Perché la bellezza, come l’identità, non è uno stato, una condizione esteriore affrancata dai gesti e dai pensieri, ma qualcosa che va guadagnata con sforzo e intenzione. Scriveva Friedrich Wilhelm Nietzsche: “Diventa ciò che sei!”

Ma diventa anche bella, aggiungiamo noi. Purtroppo, per farlo, per diventare la bellezza che ancora non si “è”, non è sufficiente trascorrere le giornate in palestra o dall’estetista, per avere nuovamente indietro ciò che si ha perduto. Piuttosto si deve schiudere qualcosa che non sono i bottoni di una camicetta by Kate Moss design, ma molto più sotto. E senza quella cosa lì, senza quel bottoncino interno e misterioso, su cui tocca lavorare con l’impavida sfacciataggine di Brigitte Bardot da vecchia, Brigitte Bardot da bella, siete solo delle povere e avvizzite carampane sulla cyclette.

1 commento:

  1. Anche io penso che sia inutile fare le "fighe" a una certa età perché credo che ci sia un tempo per tutto come accade anche in natura (pensiamo alle stagioni e ai cicli vitali).Però aggiungo che lo stesso si potrebbe dire degli uomini. Anche loro superati i 50 anni sono ridicoli se si fanno certi tatuaggi 40-50
    anni diventano ridicoli se si comportano e atteggiano come i ventenni. Rischiano di sembrare "uccellini disseccati" :-) per usare una metafora simile alla tua. Ecco perché sorrido amaramente quando vedo certi uomini e donne che spendono cifre esorbitanti in trattamenti estetici oppure operazioni. Questa non accettazione di sé stessi fa dimenticare che è molto meglio impegnarsi ad esser "belli" interiormente e a nutrire l'anima racchiusa nell'involucro "corpo". V.

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