venerdì 26 dicembre 2025

Volti (mi ricordo 75)


Mi ricordo un concerto di Cat Stevens, era il 2007 e aveva già mutato il suo nome in Yusuf Islam. Sarebbe stato bello essere presenti, ma come i più ho seguito l’esibizione su YouTube, dopo che era stata registrata alla Portchester Hall di Londra di fronte a una ridotta e disciplinatissima platea.

Non sembrava un pubblico televisivo, anche se l’impeccabile qualità delle immagini ci ricorda che, da qualche parte, i tecnici della BBC stavano facendo ciò che sanno fare bene. Quel che si vede sono uomini e donne prevalentemente islamici, la religione a cui da molti anni Cat Stevens si è convertito. La sua voce è quella di sempre, e in fondo anche il volto liscio sotto una lunga barba appena imbiancata. In una scenografia arabeggiante – piuttosto kitsch a dire il vero, e cioè conforme alle attese più scontate – lo intravediamo tra le frasche di un palmizio artificiale, seguito da un fondale ad arcate moresche.

Bastano poche note per riconoscere la sua canzone più famosa, Fatehr & Son. Ma nonostante il testo si sciolga in un tenero confronto tra maschi, sono le donne, da principio, a occupare l'inquadratura. Si tratta di due giovani con il capo ricoperto da un velo grigio chiaro, l'attaccatura scura dei capelli si scorge nella prima a comparire. In grembo tiene un bambino addormentato, è supino e immobile come tutti i cuccioli che si sentono al sicuro, nessun predatore si aggira nei paraggi. La sua fiducia è totale, avrebbero potuto depositarlo in una cesta da consegnare al fiume e non si sarebbe comunque svegliato. I decibel delle enormi casse acustiche gli fanno da carillon.

L'altra donna, a ben guardare, è forse un poco meno giovane, ma probabilmente è per effetto degli occhiali da vista che inforca. Entrambe sorridono – ma è solo un’incrinatura a lati delle labbra – al suono dei primi accordi di chitarra, e la donna con gli occhiali si stringe le mani come a volersele sfregare.

Mi piace quel gesto istintivo, da scoiattolo al cospetto di una ghianda. Un'infrazione gioiosa della carne al galateo, che è trattenuto ma senza nulla di mortificante, patriarcale. Il femminile è qui composto non diversamente dal maschile, le movenze dei corpi paiono essere stare trasferite all’interno, salvo lo sfregamento appena accennato che tradisce tutta una rete carsica di emozioni, sgorgando in superficie alla maniera di un'oasi nel deserto. E mi piacciono quei sorrisi, possiedono qualcosa di familiare ma allo stesso tempo manifestano sorpresa. Senza il contesto di riferimento, potremmo attribuire l’espressione allo scorgere di un fratello, o di un cugino, sbucato all'improvviso da dietro un cammello carico di tappeti. Un luogo comune che va a completare la scenografia.

It's not time to make a change, intona finalmente Yusuf Islam. Non è tempo per fare cambiamenti. Just relax, take it easy.

Ora le donne sono scomparse dal campo visivo, un lungo carrello ci accompagna al palco, fino a stringere l’inquadratura in un primo piano del cantante. Anche lui ha gli occhiali, ma, diversamente da altre apparizioni pubbliche, non indossa un copricapo tradizionale islamico, come il fez o la taqiyya. È vestito all'americana, ammesso che l’espressione abbia ancora un qualche senso. Americano, un orizzonte di segni che, per eccesso di accumulo ed emulazioni, si scioglie nel tramonto del significare.

Continuo a seguire l'esibizione nella speranza che le due donne vengano di nuovo inquadrate – You're still young, that's your fault – e le ritrovo a 2 minuti e 36 nel conteggio del lettore. Quella che si fregava le mani le ha ora deposte sul petto; l'altra continua ad avvolgere il bimbo che, sprofondato nel sonno, cattura l'obiettivo e invade lo schermo.

Non le rivedremo più, le due giovani donne mescolate al pubblico del concerto londinese. Nemmeno il bambino, segue la corrente del fiume e scompare in una bava di schiuma; adesso è maggiorenne, chissà per chi ha votato... Sfugge infine anche il motivo per cui li ho così a lungo ricercati tra volti simili e perfettamente ignoti. Ma in fondo non si può sapere tutto, anche se c'è così tanto che andrebbe imparato, conosciuto. So much you have to know continua a cantare Yusuf Islam.

Oppure trovare una donna, settle down, sistemarsi. If you want you can marry. Guarda, guarda me: I am old, but I'm happy.


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