mercoledì 24 dicembre 2025

Consigli di lettura natalizi

Del caso Signorini, seguito con lo stesso spirito di un telefilm del Tenente Colombo – da principio distrattamente, poi finendo incollato allo schermo –, due o tre cose credo di averle capite. C’è un omosessuale anziano, per altro in ottima forma fisica. All’omosessuale piacciono per definizione gli uomini, e non appare eccentrico il fatto che li voglia molto più giovani e in una condizione fisica (diciamo pure: palestrati) quantomeno pari alla propria.

Giovani palestrati di bell’aspetto ne esistono in quantità, e nella quantità alcuni ambiscono a ciò che l’omosessuale anziano può offrirgli: fama, foto sulla copertina dei giornali di gossip, ospitate in discoteca o nelle trasmissioni televisive pomeridiane. La partecipazione al Grande Fratello Vip è la chiave di volta, e quella chiave sta ben salda nel moschettone dell’omosessuale anziano. Se ne ricava che questa coincidenza va a configurare un potere.

Ma anche i giovani corpi palestrati dispongono di un potere, almeno agli occhi dell’omosessuale anziano: il potere di fargli girare la testa, per precipitare il sangue in zone un poco più basse. Ora io non conosco a sufficienza il Codice di Procedura Penale per potermi pronunciare, ma esiste anche una legalità implicita – la legge degli dèi invocata dagli abitanti dell’isola di Melo in risposta alle richieste degli ateniesi, i quali fondavano invece la loro idea di diritto sulla forza –, una legalità percepita come le temperature ad agosto, non sempre in coincidenza col termometro. Conduce a soluzioni spicce: due uomini adulti che hanno rapporti sessuali possono farlo per molte ragioni, tra cui l’asimmetria dei loro desideri.

Riassumendo: ai giovani palestrati fa schifo Signorini ma piace il successo; a Signorini fa schifo essere vecchio ma, disponendo del successo anche in conto terzi, ha la possibilità di godere di una gioventù surrogata attraverso il corpo degli aspiranti al Grande Fratello Vip. Se si tratta di persone maggiorenni e consenzienti, che male c'è nello scambio?

Tra l'altro, lo schema antropologico è ricorrente (Cesare e Cleopatra, così per fare i primi nomi che mi vengono in mente), e anche il buon senso suggerisce la ricerca nell'altro delle proprie mancanze; va aggiunto che non sempre è "l'amami quanto io t'amo" della Traviata, verso ripreso da Signorini quale titolo del suo ultimo romanzo. Al limite, se fossi Piersilvio Berlusconi, avrei qualcosa da obiettare a Signorini sui metodi nel fare casting a Mediaset, ma se la vedano tra di loro. Mentre trovo preziosi i dettagli che stanno emergendo sulla vicenda, dove lo schema antropologico a cui facevo riferimento trova aggiornamento dentro un’estetica affatto nuova.

Dire che quell’estetica è disgustosa è probabilmente la reazione più immediata; e hai un bel dire che se milioni di mosche mangiano merda la merda non deve essere tanto male… Eppure sarebbe la risposta sbagliata, il disgusto è la reazione dell'organismo a ciò che viene percepito come alieno e ostile. La questione è qui invece un’altra: le chat rese pubbliche da Fabrizio Corona non hanno probabilmente rilievo penale, ma raccontano del nostro tempo   dunque di noi  molto più di un dibattito da Lilli Gruber. Sono l’equivalente dello specchio di Grimilde, che non ci dice chi sia la più bella del reame, ma l’idea di bellezza che nel frattempo ha preso forma.

Signorini diviene così l'involontario Omero, a occhi socchiusi ci racconta, attraverso WhatsApp, da dove veniamo e dove stiamo andando come comunità sempre più franta. I suoi abboccamenti sessuali (“L'unico difetto che mi terrorizza”, scrive Signorini, “è che tu abbia il cazzo piccolo.” “No no, ho un uccello importante!” risponde a stretto giro Antonio Medugno, il quale poi effettivamente entrerà nella casa del Grande Fratello) sono la lettura più accurata del presente, dimentichiamoci le saghe famigliari nostrane e i romanzi-mondo di oltre oceano. Tutto ciò che ci serve per capire, e soprattutto per capirci, sta già scritto lì.

Nessun commento:

Posta un commento