Sotto un certo numero di contatti, secondo l'antropologo Robin Dunbar centocinquanta, è quella la soglia, sotto i social si dimostrano in effetti sociali, con un piccolo gruppo di persone che può ritrovarsi e comunicare a distanza, meglio ancora se hanno condiviso esperienze di vita: Ma te la ricordi la volta che hai messo un preservativo (si spera non usato) nel registro di classe, e la prof di matematica ha lanciato un urlaccio nell'aprirlo... Che forte!
Una dimensione appena più allargata è rappresentata dai gruppi, che sono l'equivalente aggiornato dei forum, e ancora prima dei cineforum. L'elemento aggregante è costituito dal tema del gruppo: se Fantozzi era vincolato nell'esprimersi alla corazzata Potëmkin (proverbialmente "una cagata pazzesca"), aderendo a un gruppo di danza del ventre devi parlare di danza del ventre, non di aeromodellismo che sarà l'argomento di un altro gruppo.
Ma quando, su Facebook, si ha quasi quattromila
contatti come me? In questo caso le possibilità si biforcano:
1) si è dei personaggi pubblici con qualcosa da
vendere, mettiamo libri, oppure dischi. Anche quando non si fa direttamente
marketing dei propri prodotti da piazzare sul mercato, allargare il numero dei
contatti è un modo di fidelizzare la clientela, lo si può fare scrivendo di
qualsiasi cosa. Vi è inoltre la possibilità di aggiornare su avvenimenti per
così dire collaterali al core business, mettiamo la presenza a
una trasmissione radiofonica, sintonizzatevi numerosi, o la presentazione
dell'ultimo libro nella tal libreria, a chi viene una bella firma anche sul
braccio ingessato.
Come scriveva Salinger, al lettore piace illudersi
di essere intimo di chi ha scritto le parole che lo hanno fatto sognare, e
negli anni Settanta le groupie avrebbero fatto qualsiasi cosa per il calco dei
genitali di Mick Jagger, o di quello sovradimensionato di Frank Zappa. Dunque
ci sta, mi sembra un utilizzo ragionevole e vantaggioso della tecnologia, oltretutto
a costo zero;
2) si è persone del tutto comuni, non
necessariamente mediocri – quante persone pubbliche mediocri ci stanno su i
social... – ma senza neppure un accendino o braccialetto di pelle annodato da
vendere. In questo caso mi sembra che il correlativo più pertinente sia
rappresentato dallo Speakers' Corner di Hyde Park, dove ogni Carneade può
prendere la parola convinto che il suo pensiero sia decisivo per il mondo.
Mica sono tutti svalvolati quelli che arringano i
quattro gatti che si fermano ad ascoltarli ad Hyde Park, ci stanno pure persone
intelligenti che hanno qualcosa da dire. Ma il numero di svalvolati è
decisamente superiore alla media. E così, a partire da me stesso, avverto puzza
di TSO quando vedo persone anonime che pensano che altre anonime persone
possano trarre giovamento da ciò che vanno scrivendo sui social, sbracciandosi
per allargare con le mani il perimetro della voce.
L'epilogo è una forsennata richiesta di entrare in
contatto, facciamo amicizia, dai, come cantava Dario Baldan Bembo "l'amico
è qualcosa che più ce n'è e meglio è". Tanto mica sono obbligato ad andare
a sentire il mio nuovo amico quando prende parola allo Speakers' Corner, e sarà
viceversa lui a precipitarsi per ascoltare me, ci puoi scommettere! Parco per
parco, bastano quattro o cinque like per confermarci nella convinzione di avere
di fronte il pubblico del concerto di Simon & Garfunkel al Central Park.
Potete dunque rubricare anche questo post alla
voce psicopatologia della non vita quotidiana.
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