venerdì 1 settembre 2023

Francamente me ne infischio, o sul perché abbiamo bisogno di ricchi stronzi

 

Non so chi sia Sofia Franklyn. Influencer statunitense viene scritto a corredo della notizia riportata dal Fatto quotidiano, che corrisponde alla richiesta di esibire il conto in banca agli uomini con cui la giovane esce. Questo perché "voglio uscire solo con un ragazzo ricco" continua la Franklyn nel suo podcast. "Ho un lavoro e ho molto successo, quindi penso di avere tutto il f*****o diritto di dire ciao, siamo sullo stesso livello o sto perdendo tempo?"

Naturalmente e come c'era da aspettarsi queste dichiarazioni hanno sollevato un polverone sui social. Io però apprendo le sue parole con piacere, lo stesso piacere che provo nelle interviste a Flavio Briatore. Negli ultimi decenni si sta affermando una forma di capitalismo che potremmo definire implicito, dove i ricchi – pensiamo al ricchissimo Bill Gates, al mediamente ricco Fabio Fazio e alla benestante Elli Schlein – assumono atteggiamenti edificanti, non fingono neppure ma c'è convinzione in quel che dicono e fanno, se non sempre allineamento. Sono brava gente per farla breve, come si diceva un tempo degli italiani che spargevano l'iprite sull'Etiopia.

Tutto ciò va benissimo, sarebbe peggio il contrario. Il fatto è che loro restano ricchi, sempre più ricchi, e più poveri i poveri. Questo mondo ha dunque bisogno di riattivare la dialettica sociale, perfino il conflitto e lo scontro e, se ancora non bastasse, forme rinnovate di rivoluzione non cruenta, ossia rivolgimenti dei rapporti di forza. Ma è difficile con ricchi di tale sorta, che somigliano a Lupo de Lupis: un lupo, sì, ma pure tanto buonino.

La ricchezza, per suscitare moti di disappunto e reazione, deve così tornare a coniugarsi con la stronzaggine, come avviene appunto in Sofia Franklyn. In una riedizione di Via col vento sarebbe perfetta nel ruolo di Rossella O'Hara, e a quel punto sarebbe un attimo anche per noi recuperare la capacità di dire francamente me ne infischio, come fa Clark Gable nella scena finale sull'uscio con la foschia notturna che incombe.

Me ne infischio della tua sensibilità per le minoranze queer, la musica etnica, i volpini di Pomerania, il caffè d'orzo e il latte di soia e la marmellata con lo zucchero di canna, la medicina alternativa (in particolare i fiori di Bach), le copertine dei libri postate trionfalmente sui social, l'aggettivo carinissimo, le serie su Netflix divenute imperdibili, Lacan for Dummies, i corsi all'estero per i figli (che cosa vuoi che restino a fare qui...), le desinenze prive di genere e senso del ridicolo, gli asana yoga da eseguire prima dello Spritz con cui sentirsi, nel primo caso, in armonia con l'Universo, e nel secondo con il verso del muezzin che convoca le folle all'ora dell'aperitivo.

Me ne infischio di te perché, nel profondo, sono come te e sogno di prendere il tuo posto, mica perché sono migliore. E al netto di ogni retorica, la lotta di classe è questo: sano egoismo, oggi diluito 

 peggio il contrario. Il fatto è che loro restano ricchi, sempre più ricchi, e più poveri i poveri. Questo mondo ha dunque bisogno di riattivare la dialettica sociale, perfino il conflitto e lo scontro e, se ancora non bastasse, forme rinnovate di rivoluzione non cruenta, ossia rivolgimenti dei rapporti di forza. Ma è difficile con ricchi di tale sorta, che somigliano a Lupo de Lupis: un lupo, sì, ma pure tanto buonino.

La ricchezza, per suscitare moti di disappunto e reazione, deve così tornare a coniugarsi con la stronzaggine, come avviene appunto in Sofia Franklyn. In una riedizione di Via col vento sarebbe perfetta nel ruolo di Rossella O'Hara, e a quel punto sarebbe un attimo anche per noi recuperare la capacità di dire "francamente me ne infischio", come fa Clark Gable nella scena finale sull'uscio con la foschia notturna che incombe.

Me ne infischio della tua sensibilità per le minoranze queer, la musica etnica, i volpini di Pomerania, il caffè d'orzo e il latte di soia e la marmellata con lo zucchero di canna, la medicina alternativa (in particolare i fiori di Bach), le copertine dei libri postate trionfalmente sui social, l'aggettivo carinissimo, le serie su Netflix divenute 'imperdibili', Lacan for Dummies, i corsi all'estero per i figli (che cosa vuoi che restino a fare qui...), le desinenze prive di genere e senso del ridicolo, gli asana yoga da eseguire prima dello Spritz con cui sentirsi, nel primo caso, in armonia con l'Universo, e nel secondo con il verso del muezzin che convoca le folle all'ora dell'aperitivo.

Me ne infischio di te perché, nel profondo, sono come te e sogno di prendere il tuo posto, mica perché sono migliore. E al netto di ogni retorica la lotta di classe è questo: sano egoismo, oggi diluito dalla Sinistra, che dovrebbe rappresentare il gorgogliare dentro la pancia dei poveri, in retorica gastronomica da Gambero Rosso. 

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