martedì 18 giugno 2024

Abbassando

 

Io appartengo a una generazione che Alberto Camerini definiva elettronica, per cui le canzoni di Umberto Bindi o Sergio Endrigo o Domenico Modugno venivano percepite come archeologia sonora. Riascoltandole adesso, in particolare Bindi, mi appaiono non solo modernissime, ma di una ricchezza sia armonica sia melodica strepitosa, andando a oscurare quelli che erano i miti musicali della mia gioventù, ad esempio Guccini e De Andrè.

A loro comunque riconosciamo il merito di un lavoro sui testi che allora veniva chiamato poesia; un'espressione un po' sommaria che non rende giustizia né alla poesia, dove la parola non ha bisogno di alcuna stampella acustica a cui appigliarsi, si regge su sé stessa, né alla canzone. Con rare eccezioni (Paolo Conte, Vinicio Capossela, Avion Travel) il processo di abbassamento è proseguito negli anni successivi, al punto che tra i cantanti con meno di cinquant'anni riesco a riconoscere delle qualità solo ai Baustelle, Colapesce Dimartino e Vasco Brondi; nessuno di loro ai livelli di Umberto Bindi, ma bravi.

Si potrebbe fare un ragionamento analogo sulle voci femminili, se non ci avesse anticipato Gino Paoli – altro gigante canoro, le sue sfumature timbriche non hanno probabilmente eguali nella scena italiana – che ha tagliato corto con il brusco cinismo dei liguri: “Ieri avevamo Mina e la Vanoni (io aggiungerei anche Milva, Antonella Ruggero, Anna Oxa, Mia Martini, Loredana Bertè, Mietta, Fiorella Mannoia). Oggi emergono le cantanti che mostrano il culo.”

Ma è ascoltando quella che viene già decretata la canzone dell'estate, Sesso e samba di Tony Effe, che i miei dubbi musicali si fanno certezza: esistono i cicli storici, e siamo a tutti gli effetti all'interno di un ciclo storico declinante, di cui la musica popolare fa da specchio di Grimilde. Siamo un po' duri di comprendonio, e così ci strilla in faccia che no, non siamo i più belli del reame, ammesso e non concesso di esserlo mai stati. Da qualche parte c'è una Biancaneve molto più figa di noi.

In casi di decadenza conclamata, le energie interne non bastano a imprimere un colpo di reni che innalzi l'aeroplano in caduta libera ("sali pilota, recuperiamo il cielo ad alta quota" cantava Paolo Conte), ma servono i barbari, serve una civiltà più giovane, forte e vitale che fecondi le donne e si sostituisca ai nostri avvizziti spermatozoi.

Esiste uno studio per cui un ventenne occidentale avrebbe un numero di spermatozoi più che dimezzato rispetto a un ventenne degli anni Cinquanta; quei volti di adolescenti con gli occhi seri, l'espressione da cui già traspare l'adulto e il vecchio che saranno, fanno ancora capolino nelle pellicole neorealiste. A essi sono subentrati i volti bellini di Fedez e Tony Effe, i loro corpi muscolosi e tatuati, che generano canzoni orrende.

Ora io non so se questi barbari avranno gli occhi a mandorla dei cinesi, la carnagione brunita degli africani, vanno bene anche indiani, persiani, lapponi o maori. Chiunque, purché ci tiri fuori da questo pozzo senza fondo apparente, per tornare a estati in cui le canzoni che ci dicevano va tutto bene, don't worry, be happy, erano ArrivederciVolare, Sapore di sale, Liù, Gloria, Amore disperato, Luna, Sotto il segno dei pesci, Balla balla ballerino, Un emozione da pocoFigli delle stelle, TriangoloVacanze romane, Vattene amoreTropicanaSei bellissima, Per Elisa, Ma il cielo è sempre più blu, Quella carezza della sera, Bandiera bianca, Mi ritorni in menteSono solo canzonette, Strada facendo, Sereno è...

Ecco, un po' di serenità, se non la bellezza che somiglia ai volti impressi in America sui cartoni del latte, scende un uomo dal furgone e li deposita sullo zerbino con la scritta welcome. E un'altra scritta sotto la fotografia, quasi sempre si tratta di un bambino o una bambina: missing.

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