domenica 24 marzo 2024

Chi di mansplaining ferisce di mansplaining perisce

In un intervento su Facebook zampillante bile, ma allegramente, quel getto che irrora il mondo dall’alto volendolo così sanificare, ricorda certi fitofarmaci con cui si previene la peronospora, in questo intervento Christian Raimo attribuisce a Beppe Severgnini il neo peccato capitale di mansplaining, insieme ai non meno gravi di "sessismo, paternalismo, retorica, pietismo, riduzione della cronaca a fiaba, banalità, nazionalismo un tanto al chilo, familismo, moralismo”. Mancavano solo strage degli innocenti e scoregge in ascensore e il menu era completo.

Tocca aggiungere che il corsivo a cui si riferisce, pubblicato da Severgnini sul Corriere della Sera del 22 marzo, è effettivamente modesto, se fosse un bambino degli anni Sessanta verrebbe voglia di dargli qualche cucchiaiata di olio di fegato di merluzzo, al risveglio dieci flessioni; magari così ritroverebbe una postura meno sbilanciata da una cartella colma degli argomenti più vieti, una volta riversati nel compito in classe prendono la forma del predicozzo. Ma che c’azzecca il mansplaining?

Facciamo un passo indietro. Severgnini sta commentando la dichiarazione di Kate Middleton sulla sua malattia, e conclude scrivendo che rappresenta una lezione sintetizzata dalla formula you're not alone, non sei solo, qualsiasi cosa ti possa capitare. Dunque non un uomo ma una donna (bruna, aggiunge forse per invidia) ci sta insegnando qualcosa, per quanto il fatto che il giornalista se ne faccia interprete conferisce alle sue parole un tono paternalistico, e qui Raimo ci ha decisamente preso. Senza dimenticare che dove è presente la radice pater si annida il principale nemico dello scrittore romano, quel patriarcato che gli fa mettere immediatamente mano alla pistola, come faceva Goebbels se udiva il termine cultura.

Tra i commenti al suo post qualcuno, o, per la precisione, qualcuna glielo fa notare: E allora tu, non stai forse facendo mansplaining? Ci spieghi sempre cosa è virtù e cosa vizio, il giusto, lo sbagliato, o per dirla alla maniera di Andy Luotto buono e no buono. Per poi passare dalla teoria agli esempi incarnati, indicando chi tra di noi tradirà la tua idea di bellezza (una volta su due quel Giuda porta il nome di Walter Veltroni), setacciando pubblicamente e insindacabilmente il grano dal loglio.

Ma Raimo non risponde ai commenti per così dire standard, le sue centellinate parole vanno esclusivamente ai pari grado; come minimo devono essere altri scrittori, intellettuali, gente così, per i quali il marchese Fulvio Abbate ha coniato il termine amichettismo. D’altronde, è una caratteristica della pedagogia quella di istituire delle gerarchie di importanza; sai che casino succederebbe se alla facoltà di Geologia qualcuno interrompesse il professore per dire: Mmm… sono mica tanto convinto, secondo me la terra è piatta.

Morale della favola, chi di mansplaining ferisce di mansplaining perisce.

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