martedì 25 novembre 2025

Blondi (mi ricordo 67)

Mi ricordo di avere letto in un libro la storia di Blondi. Era una femmina di pastore tedesco, Martin Bormann la regalò a Hitler nel 1941, poco dopo l'invasione dell'Unione Sovietica. Il regalo deve essere stato molto gradito, Hitler non si separava da Blondi nemmeno per dormire. Nell'aprile di quattro anni dopo, in pieno assedio al Führerbunker di Berlino, diede alla luce cinque cuccioli concepiti con Harass, il cane dell'architetto Gerdy Troost. Provo a immaginare il corteggiamento di Harass sotto le bombe della Royal Air Force.

Per vedere la scena, mi accorgo che devo però prima costruire una cornice. È composta da generali e colonnelli, vanno e vengono trafelati, non si capisce come riescano a essere sempre inappuntabili nelle loro divise grigioverdi – immagino anche chi le lava e le stira, bisogna stare attenti a non bruciare le mostrine. Mentre portano i dispacci dal fronte che si riduce sempre più, la rovina viene addolcita al Führer in un birignao tecnico e procedurale. Ricorda la ricostruzione della scena del crimine nei programmi televisivi di Bruno Vespa: al posto della vita, una riproduzione della vita in scala 1\100.

Dalle cucine proviene odore di disinfettante e verdure bollite; eppure non mancano sulla tavola tenerissime fragole rosse, primizie di una primavera non diversa da tutte le altre, a cui seguirà l’estate e poi l’autunno e poi l'inverno, fino a una nuova primavera. Sono glabri i volti dei combattenti della Hitlerjugend, vengono premiati con una carezza dall’uomo con piccoli baffi. Nella distorsione di uno specchio del luna park, quello sulla Friedrichstraße era stato covertito per l'assemblaggio e manutenzione di armi, ne ritorna lo stesso sguardo accesso di Telemaco al sospirato ritorno di Ulisse.

Intanto, in un tiepido cantuccio, i due animali procedono indifferenti nel loro rituale di accoppiamento: lei prima si nega, morde, fa la vezzosa; quindi alza piano la lunga coda sfrangiata. Quando i militari dell’Armata Rossa riuscirono a fare breccia, insieme ai resti umani (i cineoperatori sovietici vollero disporre i cadaveri dei sei figli di Magda Goebbels in ordine di altezza, forse un modo per restituire equilibrio geometrico alla follia, o magari per un'estrema e macabra burla) furono ritrovati anche i corpi di Blondi e di uno dei suoi cuccioli.

Si trattava quasi certamente del piccolo Wolfe, il preferito da Hitler che così l'aveva chiamato in un anagramma imperfetto del proprio nome, in cui si compiaceva di scorgere la sagoma fiera di un lupo. Le pillole di cianuro appartenevano a Himmler, ma gli vennero somministrate dal Dr. Stumpfegger il 29 aprile: se funziona con gli animali – il probabile sotto testo – andrà bene anche per le persone. E poi, di Himmler, si sa, c'è poco da fidarsi... Gli assaggiatori servono a evitare che i sovrani vengano avvelenati, in questo caso Blondi e il figlio avevano la funzione opposta. Il rischio è che Hitler potesse sopravvivere al crollo del Reich.

Una diversa versione vuole l’uccisione di Wolfe successiva di un giorno, se ne sarebbe occupato il sergente Fritz Tornow, addestratore e custode dei cani. È un ordine, si sarà detto al modo di Eichmann, solamente un ordine, e gli ordini vanno eseguiti. Ma mi chiedo perché quando Hitler era già morto... Sopravvive forse il potere perfino alla morte?

Non è nota la sorte degli altri tre cuccioli, ma sappiamo per certo che il rimanente fu ceduto alla sorella minore di Eva Braun, Margarete Berta detta Gretl, come la protagonista della celebre favola tedesca. La segretaria privata di Hitler, Traudl Junge, ricorda in un'intervista di quanto Eva detestasse Blondi, che in più di un'occasione aveva visto prendere a calci. Di quel libro che parlava di uomini, battaglie, onore e gloria non ricordo altro.

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