Brassens sosteneva di preferire i gatti ai cani perché non aveva mai visto un gatto poliziotto. Si potrebbe obiettargli di non avere mai visto nemmeno un gatto aiuto bagnino, oppure un gatto che guida i ciechi su marciapiedi trafficati, un altro ancora con al collo una botticella colma di brandy, da offrire alle persone disperse nella neve come si dice facciano i cani San Bernardo.
Una contrapposizione, quella tra cani e gatti, in effetti molto umana, a riflettere categorie antropologiche opposte: farsi i cazzi propri senza arrecare alcun danno al prossimo, o, in alternativa, provare a mutare le sorti del mondo, in ciò utilizzando chiavi di lettura e prassi che saranno di necessità discrezionali, talvolta perfino poliziesche?
La risposta esatta (quella con cui vincere a un quiz di Amadeus) ovviamente non c'è, e così dobbiamo affidarci a vecchi proverbi popolari. Forse la gatta non si arrischia verso la polpa della vita, ossia il suo lardo, per non lasciarci lo zampino, trovando in un'adesione misurata e vagamente zen la giusta misura, mentre il cane morde quando non gli è stato insegnato ad abbaiare in modo articolato le proprie istanze. È un fatto che chi non fa, non sbaglia.
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