Dei personaggi pubblici mancati negli ultimi anni, quelli di cui ho sentito maggiormente il lutto sono stati Lucio Dalla, Giorgio Gaber, Enzo Jannacci, Mariangela Melato, Nadia Toffa, Eleonora Giorgi, Silvio Berlusconi e Papa Francesco.
Se i primi quattro trovano una giustificazione nei miei interessi e passioni, Nadia Toffa ed Eleonora Giorgi mi sembravano donne senza sovrastrutture glamour, con una naturalezza volta al bene; ho seguito distrattamente la loro carriera professionale, ma alla notizia della scomparsa ho sentito stringersi il diaframma.
Quanto alla compresenza degli ultimi nomi, mi procura un vago senso di imbarazzo – forse una parte di me ritiene blasfemo infilare nello stesso paniere la massima guida spirituale, almeno in Occidente, e il massimo puttaniere.
Eppure Berlusconi aveva saputo trasmettermi quell'illusione di familiarità – non ero così ingenuo da credere di essere ricambiato – che te lo faceva percepire come un parente un po' eccentrico, lo zio mattacchione che ha fatto fortuna in America e quando torna (naturalmente in Cadillac) regala cappelli da cowboy a tutti. Non ti piace il cappello da cowboy? Non c'è problema, ha lì bello e pronto anche il piumaggio da Toro Seduto, e dopo un paio di bicchieri tutti nel lettone di Putin, dove può finalmente raccontare storielle licenziose.
Ma se dovessi fare il crudele gioco della torre, non sarebbe lui, e nemmeno Bergoglio, a rimanere in vetta, e piuttosto Enzo Jannacci.
Mi capita spesso di pensare: cosa avrebbe detto di questo Jannacci, e di quest'altro? La politica, ad esempio. Nella sua ultima intervista cercarono di farlo sbilanciare sull'argomento, ma lui driblò la domanda con la consueta stralunata grazia; era un campione nel non rispondere, salvo poi accorgerti che in quelle frasi smozzicate aveva nascosto una perla. Dopo avere bofonchiato qualcosa che non ho capito, come se un ventriloquo stesse facendo prove di sincronia con le labbra, finalmente parole quasi comprensibili:
"Io non vengo mica qua perché sono fanatico... vengo qui per vedere i ragazzi che sono cresciuti... eh... sono contento che ci siano... ma non perché sono di fede cristiana, o di fede religiosa socialista... anzi, io spererei che fossero tutti come mio padre... come me... che pensassero agli altri, alla povera gente."
Non credo che un manuale di filosofia politica riesca a dirlo in forma più esatta: pensare agli altri, alla povera gente. Sì, Jannacci è il performer, il cantante, il medico, il musicista e perfino il politico che mi manca di più. Ma soprattutto mi manca la persona, l'uomo. Un uomo che, come suo padre, pensava agli altri, alla povera gente.