venerdì 6 settembre 2024

A Kiss Is Just a Kiss

Il mio desiderio più vero e profondo e umano è mettere fine alla mia vita. Solo che non vorrei farlo adesso, a cinquantotto anni suonati. Morire piuttosto a ventitré, quando mi sono ammalato di fibromialgia e la vita si è svuotata di ogni pienezza del termine; in seguito ho perso la vista da un occhio, due ernie al disco e una prolusione vertebrale, sviluppato una malattia del sangue e da un anno ("can magher se taca i muschi" ripeteva mia nonna) soffro anche di neuropatia periferica, con la passeggiata quotidiana assieme al cane ridotta a soli quattro o cinquecento metri. Altre relazioni sociali o affettive o lavorative non ne ho, la famiglia una serie di vettori divaricati. Un po' di tivù, divano, computer. Più che altro dolori. Ma per piacere non chiamatela depressione, quello è un passatempo per rocker di successo o ordinari insuccessi di esseri umani che vorrebbero essere al loro posto. C'è però un problema. Se io morissi ora – e non c'è giorno che non ci pensi – succederebbe una cosa che i miei fratelli suicidi non sempre considerano: il lungo e doloroso periodo di tempo vissuto in condizioni inferiori alla decenza, anche nei sogni ho sempre meno di ventitré anni, rimarrebbe fissato all'eternità, e il male invece di essere estinto si replicherebbe all'infinito. Il tempo infatti non esiste, se non ci credete ascoltate la colonna sonora di Casablanca: "You must remember this / A kiss is just a kiss / A sigh is just a sigh /The fundamental things apply /As time goes by." Ma come, se dice che il tempo va? Un momento, non arriviamo a conclusioni affrettate. Nel film manca il preludio di Times Goes By, scritta da Herman Hupfeld nel 1931 per il musical di Broadway Everybody's Welcome, in traduzione recita: "Eppure, ci stanchiamo un po', / con la teoria del signor Einstein, / Quindi dobbiamo tornare con i piedi per terra, /a volte, rilassarci e alleviare la tensione." In altre parole, il fatto che si abbia l'impressione dello scorrere del tempo è un modo come un altro per alleviare la tensione, e non pensare a ciò che ha scoperto il signor Einstein: siamo inchiodati non tanto a un nietzschiano eterno ritorno dell'identico, ma al sopravvivere della simulazione temporale. Mi è così venuta un'idea, avete presente Terminator? Basterebbe risalire il fiume del tempo alla maniera di un grasso salmone, il peso delle uova di cui sbarazzarsi una volta raggiunta la sorgente. Solo che dalle mie uova non nascerebbe nuova vita, per carità, una bella frittata e non se ne parli più, fosse il prezioso prodotto del muggine verrebbe spalmato sulle tartine servite allo Yachting Club di Montecarlo, non mi importa nulla di lasciare testimonianze virtuose, finire e basta. Qualsiasi metodo va bene, nessun messaggio simbolico da inviare per punire altri, guarda cosa mi hai fatto fare, e adesso beccati il rimorso, finire finire finire, non adesso ma il giorno prima dell'evento corruttore, nel mio caso una banalissima influenza; ogni essere umano ha il suo preciso momento di caduta, una data che non coincide quasi mai con quella incisa dal marmista sulla lapide. Per Sonny Liston fu il 25 febbraio del 1964, quando incontrò Muhammad Ali alla Convention Hall di Miami Beach, per me invece un freddo gennaio del 1989, il mio incontro con un avversario ben più piccolo e insidioso. Naturalmente è solo un tarlo che si è insinuato nel mio personale Giorno della marmotta, non un progetto, se e come sia possibile morire in anticipo mi sfugge, forse dovrei chiedere anch'io consiglio al signor Einstein: da qualche parte continua a essere, se non proprio a esistere, e non meno accanita la sua lotta con il pettine. Bisognerebbe solo trovare il modo di sbarazzarmi di questi 35 anni in esubero... Se non scorrono, ci sarà pure, da qualche parte, una porticina di servizio per evadere di prigione senza passare dal via; lo consentono le regole del Monopoli: vuoi che l'universo sia più limitato di un suo sottoprodotto per l'infanzia? Non mi sembra di chiedere tanto, non chiedo altro, prego persino Dio o uno sei suoi succedanei – morire nel gennaio del 1989. Pazienza se, il mese successivo, non ascolterei più Fausto Leali e Anna Oxa vincere il Festival di Sanremo con Io ti lascerò. Lasciare la brutta copia di me in cui sono incastrato sarà uno spettacolo tanto più grande del duetto tra i due, più dolce perfino di un bacio tra Humphrey Bogart e Ingrid Bergman, in fondo si tratta solo di un cazzo di bacio. A kiss is just a kiss.

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