mercoledì 3 luglio 2024

Cameriere di Catanzaro, o sull'immaginazione e l'Ombra

L'associazione tra Ilaria Salis e una cameriera di Catanzaro possiede una volontà denigratoria, almeno quando a pronunciare la frase è Vittorio Feltri alla Zanzara. Anche perché ha poi aggiunto: "La cosa più bassa che si possa immaginare." Ma un conto è la volontà un conto la sostanza. Vediamo.

Per cominciare, non sorprende l'antimeridionalismo estetico del giornalista di Bergamo – è una forma già nota di bullismo al taleggio – ma il fatto che in molti vi abbiano abboccato, reagendo con un' indignazione decisamente sproporzionata. Il paragone non è infatti in sé squalificante: io non frequento spesso i ristoranti di Catanzaro, ma, a differenza sua, immagino le cameriere di quel luogo elegantissime.

Il punto è tutto qui. Non solo la bellezza sta negli occhi di chi guarda, ma anche l'immaginazione sta nella privata sartoria dove si ritagliano figure dal tessuto della fantasia. Se deleghiamo Feltri a immaginare per noi, non possiamo poi lamentarci che immagini male, addirittura offenda l'intero Meridione, con il sindaco di Catanzaro che l'ha subito denunciato.

Fossi stato al suo posto avrei replicato: È vero, Ilaria Salis era vestita molto bene, proprio come una cameriera di Catanzaro. Ma così non è stato e se ne deducono due possibilità:

1) anche lui pensava che l'abito della Salis fosse brutto, e allora lo dica chiaramente. In fondo se, da quest'anno, vengono rivestiti gli scrittori da stilisti di fama al Premio Strega, tutto lascia intendere che tra poco sarà il turno dei parlamentari della Repubblica... 

2) ha agito al suo interno ciò che Jung chiama Ombra, e da qualche parte della mente del sindaco c'è una vocina a sussurrare che, in effetti, Vittorio Feltri ci ha sgamato, le cameriere di Bergamo sono più eleganti di quelle di Catanzaro. Possiamo anche chiamarlo complesso di inferiorità.

3 commenti:

  1. Io so che la casalinga di Voghera c'è rimasta molto male ed è corsa da Primark per rimediare alla defaillance..

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  2. In un tuo precedente post parlavi di omologazione culturale, di social che stanno “scalzando gli infiniti Bar Sport degli anni passati”, e ricordavi gli anni in cui il tuo disinteresse per il gossip orientava il tuo sapere ma non ti costringeva, come succede oggi, ad essere informato su fatti, anche irrilevanti, che ti vengono notificati dallo smartphone. Ci risiamo, caro Guido: siamo ancora qui a parlare di un fatto – si fa per dire - veicolato e imposto dai media e chi scrive non fa che ripetere le stesse cose che potrebbe leggere da qualche altra parte della rete, perché ormai ci si abbevera, tutti, alle stesse fonti di informazioni. Abbiamo smarrito quel piacere di inventare, di immaginare, di raccontare delle cose nuove, che gli altri magari non sanno e che in qualche maniera potrebbero avere la capacità di arricchire piacevolmente chi legge o chi ascolta. Quel modo variegato di pensare e di parlare non esiste più. Abbiamo a disposizione lo stesso mondo omologato e sempre più identiche sono le parole e le immagini per descriverlo. Ieri parlavamo di Ferragni e Fedez, oggi di brutte cameriere di Catanzaro che albergano solo nella mente di Vittorio Feltri.

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    1. È proprio così, hai ragione. Questo è il menu del giorno - due o tre opzioni al massimo - che offre il convento.

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