domenica 21 novembre 2021

Filosofia e realtà, prove tecniche per un divorzio

 

È molto interessante l’intervento di Giorgio Agamben che si può trovare qui, consiglio a tutti di vederlo. Dice, al solito, delle cose intelligenti, oltre a dirle bene e con voce scolpita, fisico arso, sguardo austero. Sembra un bravo attore che interpreta il ruolo del filosofo continentale – la finzione è spesso più credibile della realtà – e non il (grande) filosofo continentale quale Agamben è senza ombra di dubbio.

Nel caso del video in questione, più che sul sostantivo filosofo l'accento andrebbe però posto sull'aggettivo continentale. Segue una domanda, che mi sono posto al termine della visione: cosa distingue la filosofia continentale, di derivazione germanica ma in seguito divenuta egemone in tutta l'area europea, e in particolare in Francia con gli sviluppi dello strutturalismo, cosa la distingue dalle forme che il pensiero ha imboccato nei paesi di lingua anglosassone?

La risposta canonica è una maggiore attenzione, in quest'ultima, ai problemi logico-linguistici, a fronte di un'ipoteca ontologica presente nei continentali. Mmm… ma davvero riesci a dire cose del genere senza che ti scappi da ridere? sembra sussurrarmi una vocina interna. Dai, non fare il furbo e prova a ridirlo con parole tue.

Ok, allora la sparo, la sparo grossa: la realtà, è questo che viene a mancare progressivamente nei filosofi continentali, la mano del bambino che non si alza all'appello del maestro. Quella realtà a cui l'attore che interpreta Agamben si è sostituito, senza che egli se ne sia forse reso conto la fiction ha preso il sopravvento, ne mima voce e movenze con la maestria di un novello Stanislavskij. Nella dotta disquisizione sui diritti e le libertà, la sua controfigura elude infatti ogni riferimento alla realtà storica contingente, è come se parlasse da una bolla di sapone collocata in nessun luogo e nessun tempo.

Quando, ad esempio, all'inizio afferma che il Green Pass istituisce un pericoloso "stato d'eccezione", non gli viene il dubbio che sia la realtà a porsi ora come eccezionale, e le risoluzioni giuridiche siano solo l'incerto nonché provvisorio riflesso pratico, a seguire le movenze del virus come le gambe della danzatrice nel tango?

No, la musica di Agamben è quella dell'orchestrina del Titanic – sempre lo stesso valzer, allo sfinimento – mentre la nave va a fondo. D'altronde queste note stanno scritte sullo spartito, queste abbiamo imparato a memoria negli anni, ti avrebbero risposto gli orchestrali con un'alzata di spalle.

Non è nemmeno importante che l'eccezione si chiami ora Covid e non iceberg, per l'ologramma che inscena il fenotipo del filosofo continentale, il suo monumento idiosincratico al comune buon senso, importante è la rarefazione astratta del pensiero; in un allevamento di tori diventerebbe cruciale la libertà di vestirsi di rosso, oppure di scoreggiare, come Joe Biden di fronte a Camilla Parker, alla presentazione di un nuovo profumo alla violetta.

Le circostanze concrete non devono insomma pregiudicare il principio, che in questo caso coincide con uno slogan talmente fortunato da aver prestato il nome a una motoretta della Piaggio e un noto marchio di assorbenti. Libertà, Liberty, cavallo vincente non si cambia, anche se cambia tutto là fuori.

O per dirla con tonalità evangelica, per l'attore Agamben nel ruolo che gli viene meglio e perciò replica con sdegnata prosopopea, il sabato non è per l'uomo ma l'uomo per il sabato, per la legge, la filosofia. L'oggetto della riflessione smette così di essere di alcun interesse, tutto è forma, stile del pensiero, la pescità (per dirla con Aristotele) ha preso il posto del pesce in carne e resche.

Massì, chi se ne frega della realtà! Piuttosto, come nella caricatura di Bertinotti realizzata da un Corrado Guzzanti in stato di grazia, anche la caricatura del filosofo continentale sembra che voglia solo divertirsi, parlare difficile, fare gli scherzi.

O non sarete anche voi tra quelli che ancora credono che la filosofia debba occuparsi della realtà?

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