domenica 27 settembre 2020

Grande Fratello Vip, o sul matrimonio

Ieri sera ho seguito una puntata del Grande Fratello Vip. Non l'avevo mai fatto, a parte la prima edizione, quella con Pietro Taricone, il guerriero, per intenderci. Ma non c'era ancora il suffisso vip, da cui in genere mi tengo alla larga come i gatti dall'acqua

L'eccezione deriva dalla presenza di un mio amico, lo scrittore Fulvio Abbate, che non credo abbia deciso di partecipare solo per burla o soldi o narcisismo (come scritto da molti e non negato dall'interessato) ma nel più puro spirito situazionista, e in particolare di una pratica specifica inaugurata da Guy Debord: il detournement, ossia, letteralmente, deviazione, sviamento, quello di un contesto a una diversa funzione espressiva. E quale migliore occasione per provare a sviare il registro del Grande Fratello Vip, abituale contenitore di pettegolezzi glamour, corpi palestrati, emozioni pavloviane, ossia esibizione acefala e tautologica di un desiderio di visibilità in chi cerca la parte senza la fatica d'imparare l'arte.

Eppure, non solo l'intera trasmissione, come temevo, mi ha trasmesso un profondo senso di tristezza (Signorini che chiama "vipponi" una manciata di Carneadi, figli di o vecchie stelle a un passo dal trasformarsi in buchi neri), ma triste e vana è anche l'eccentrica presenza di Fulvio, che attraverso il filtro delle telecamere risulta del tutto omogeneo a quello show di cui continuamente prova, fallendo, a far deragliare il senso, un burattino tra i tanti in mano a scaltrissimi autori.

Mi è così tornata in mente una frase di Ingeborg Bachman sul matrimonio, la scrive in uno dei racconti contenuti ne Il trentesimo anno, ho ricercato il libro e la trascrivo qui: "da tempo aveva capito che il matrimonio è una condizione più forte degli individui che lo contraggono…In qualunque modo lo si viva, un matrimonio non può mai essere vissuto liberamente, mai in modo creativo, non tollera innovazioni né cambiamenti, perché contrarre un matrimonio significa accettarne la forma”.

Eh sì caro Fulvio, quel particolare matrimonio che hai contratto con il Grande Fratello Vip è tanto più forte di te; una forma che ti guida, ti determina, ti schiaccia, vanificando miseramente la tua illusione di volgere al regime della fantasia il piccolo, piccolissimo mondo di evidenza spettacolare che a ogni occasione biasimi, ma a cui non riesci a sottrarti. Ed è anche questo tipico degli amanti: odiare e amare a un tempo, come succede ai tuoi coinquilini Massimiliano Morra e Adua del Vesco.

Spero solo, da persona che ti vuole bene, che questo matrimonio finisca presto.


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