Ieri sera ho
seguito una puntata del Grande Fratello Vip. Non l'avevo mai fatto, a
parte la prima edizione, quella con Pietro Taricone, il guerriero,
per intenderci. Ma non c'era ancora il suffisso vip, da cui in genere mi
tengo alla larga come i gatti dall'acqua
L'eccezione
deriva dalla presenza di un mio amico, lo scrittore
Fulvio Abbate, che non credo abbia deciso di partecipare solo per burla o soldi
o narcisismo (come scritto da molti e non negato dall'interessato) ma nel più
puro spirito situazionista, e in particolare di una pratica specifica
inaugurata da Guy Debord: il detournement, ossia, letteralmente,
deviazione, sviamento, quello di un contesto a una diversa funzione espressiva.
E quale migliore occasione per provare a sviare il registro del Grande Fratello
Vip, abituale contenitore di pettegolezzi glamour, corpi palestrati, emozioni pavloviane, ossia esibizione acefala e
tautologica di un desiderio di visibilità in chi cerca la parte senza
la fatica d'imparare l'arte.
Eppure, non
solo l'intera trasmissione, come temevo, mi ha trasmesso un profondo senso
di tristezza (Signorini che chiama "vipponi" una manciata di Carneadi, figli di o vecchie stelle a un passo dal trasformarsi in buchi
neri), ma triste e vana è anche l'eccentrica presenza di Fulvio, che attraverso
il filtro delle telecamere risulta del tutto omogeneo a quello show di cui
continuamente prova, fallendo, a far deragliare il senso, un burattino tra i
tanti in mano a scaltrissimi autori.
Mi è così
tornata in mente una frase di Ingeborg Bachman sul matrimonio, la scrive in uno
dei racconti contenuti ne Il trentesimo anno, ho ricercato il libro e la
trascrivo qui: "da tempo aveva capito che il matrimonio è una condizione
più forte degli individui che lo contraggono…In qualunque modo lo si viva, un
matrimonio non può mai essere vissuto liberamente, mai in modo creativo, non
tollera innovazioni né cambiamenti, perché contrarre un matrimonio significa
accettarne la forma”.
Eh sì caro
Fulvio, quel particolare matrimonio che hai contratto con il Grande Fratello
Vip è tanto più forte di te; una forma che ti guida, ti determina, ti
schiaccia, vanificando miseramente la tua illusione di volgere al regime della
fantasia il piccolo, piccolissimo mondo di evidenza spettacolare che a ogni
occasione biasimi, ma a cui non riesci a sottrarti. Ed è anche questo tipico
degli amanti: odiare e amare a un tempo, come succede ai tuoi coinquilini
Massimiliano Morra e Adua del Vesco.
Spero solo,
da persona che ti vuole bene, che questo matrimonio finisca presto.
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