sabato 1 ottobre 2022

Se incontri il fantasma di Pasolini per strada, uccidilo!



Ho appena finito di ascoltare il podcast di Walter Siti su Pasolini. È realizzato molto bene, il tono affabile e coinvolgente. Ma forse avrebbero dovuto aggiungere una locuzione ora in voga: Pasolini for dummies, nel senso che è rivolto a chi di Pasolini non sa quasi nulla (e questa non è una colpa, ma una scelta editoriale) rimanendo su un piano biografico senza mai approfondire le opere.

Conoscevo anche il fatto, qui confermato, che Pasolini aveva perlopiù rapporti con minorenni; non si trattava comunque di bambini, come nel caso di Sandro Penna. Piuttosto mi ha sorpreso che per farlo si giovava, soprattutto negli anni della fama cinematografica, ma in fondo già da professore, di una posizione di potere.

I giovani venivano lusingati con la promessa, quasi mai mantenuta, di essere introdotti nel mondo del cinema; lo fece anche nel corso dei suoi numerosi viaggi africani, possiamo immaginare quale fosse l'oggetto dello scambio... Sembra così di vederlo: un Alì tutto nero ma dagli occhi azzurri, come recita in una sua celebre poesia. Ali appena giunto dal Kenya, dalla Tanzaniana, dal Mali o dal Senegal. Con difficoltà si districa nel traffico romano alla ricerca del piccolo uomo bianco dagli zigomi pronunciati, che gli aveva promesso una parte in un film. Connaissez-vous Pasolinì?

Per un ribaltamento di prospettiva frutto di battaglie civili in buona parte meritorie, ora è divenuto un comportamento (piccolo borghese l'avrebbe definito lo stesso Pasolini, prima ancora che vigliacco e meschino) che produce scandalo entro i confini, fino a pochi anni fa tollerati, dell'eterosessualità. E penso naturalmente ad Harvey Weinstein, oppure a Fausto Brizzi.

Persone che, comunque, hanno sfruttato la loro posizione di potere e prestigio con donne maggiorenni e consenzienti. Con l'accusa di violenza (per la quale Weinstein si trova tutt'ora in carcere) è stata dunque sanzionata l'asimmetria di ruolo, accompagnata dalla pressione psicologica sulle vittime e il do ut des raramente mantenuto. Non li assolvo naturalmente, ma mi appare una versione light del comportamento di Pasolini.

Mi chiedo infatti quanta violenza subita ci sia in un ragazzino che gira per Roma con una misera valigia piena di stracci, alla ricerca di un uomo adulto e famoso che lo sfugge, si nega, dite che non ci sono, dopo averlo illuso a migliaia di chilometri di distanza. Sembra una sequenza di un film di Fellini, con il regista teatrale che ci prova con i vitelloni romagnoli, oppure Alberto Sordi che si dondola sull'altalena in versione sceicco bianco.

La scoperta di un'ombra nella biografia di Pasolini è però stata un'occasione preziosa, sottraendomi all'ipoteca che il suo pensiero ha agito su di me per molti anni. Non smetto di riconoscergli gli infiniti meriti artistici e sociologici, ma è con arioso senso di liberazione che posso prenderne le distanze, non difenderlo con parole e pugni se qualcuno lo chiama busone o pederasta o stronzo, come faceva il fratello Guido sotto i portici di Bologna.

Una celebre sentenza zen recita: "Se incontri il Buddha per la strada uccidilo!" E oggi, sulla strada in cui mi fatto da guida partecipe e sorniona Walter Siti, ho ucciso il mio Buddha.

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