Ho appena finito di ascoltare il podcast di Walter Siti su Pasolini. È realizzato molto bene, il tono affabile e coinvolgente. Ma forse avrebbero dovuto aggiungere una locuzione ora in voga: Pasolini for dummies, nel senso che è rivolto a chi di Pasolini non sa quasi nulla (e questa non è una colpa, ma una scelta editoriale) rimanendo su un piano biografico senza mai approfondire le opere.
Conoscevo anche il fatto, qui confermato, che Pasolini aveva perlopiù
rapporti con minorenni; non si trattava comunque di bambini, come nel caso di
Sandro Penna. Piuttosto mi ha sorpreso che per farlo si giovava, soprattutto
negli anni della fama cinematografica, ma in fondo già da professore, di una
posizione di potere.
I giovani venivano lusingati con la promessa, quasi mai mantenuta, di
essere introdotti nel mondo del cinema; lo fece anche nel corso dei suoi
numerosi viaggi africani, possiamo immaginare quale fosse l'oggetto dello
scambio... Sembra così di vederlo: un Alì tutto nero ma dagli occhi azzurri,
come recita in una sua celebre poesia. Ali appena giunto dal Kenya, dalla
Tanzaniana, dal Mali o dal Senegal. Con difficoltà si districa nel traffico
romano alla ricerca del piccolo uomo bianco dagli zigomi pronunciati, che gli
aveva promesso una parte in un film. Connaissez-vous
Pasolinì?
Per un ribaltamento di prospettiva frutto di battaglie civili in buona
parte meritorie, ora è divenuto un comportamento (piccolo borghese l'avrebbe
definito lo stesso Pasolini, prima ancora che vigliacco e meschino) che produce
scandalo entro i confini, fino a pochi anni fa tollerati, dell'eterosessualità.
E penso naturalmente ad Harvey Weinstein, oppure a Fausto Brizzi.
Persone che, comunque, hanno sfruttato la loro posizione di potere e
prestigio con donne maggiorenni e consenzienti. Con l'accusa di violenza (per
la quale Weinstein si trova tutt'ora in carcere) è stata dunque sanzionata
l'asimmetria di ruolo, accompagnata dalla pressione psicologica sulle vittime e
il do ut des raramente mantenuto. Non
li assolvo naturalmente, ma mi appare una versione light del
comportamento di Pasolini.
Mi chiedo infatti quanta violenza subita ci sia in un ragazzino che gira
per Roma con una misera valigia piena di stracci, alla ricerca di un uomo
adulto e famoso che lo sfugge, si nega, dite che non ci sono, dopo averlo
illuso a migliaia di chilometri di distanza. Sembra una sequenza di un film di
Fellini, con il regista teatrale che ci prova con i vitelloni romagnoli, oppure
Alberto Sordi che si dondola sull'altalena in versione sceicco bianco.
La scoperta di un'ombra nella biografia di Pasolini è però stata
un'occasione preziosa, sottraendomi all'ipoteca che il suo pensiero ha agito su
di me per molti anni. Non smetto di riconoscergli gli infiniti meriti artistici
e sociologici, ma è con arioso senso di liberazione che posso prenderne le
distanze, non difenderlo con parole e pugni se qualcuno lo chiama busone o
pederasta o stronzo, come faceva il fratello Guido sotto i portici di Bologna.
Una celebre sentenza zen recita: "Se incontri il Buddha per la strada
uccidilo!" E oggi, sulla strada in cui mi fatto da guida partecipe e
sorniona Walter Siti, ho ucciso il mio Buddha.
Nessun commento:
Posta un commento