Analizziamo la frase, pubblicata su Tweeter, nel dettaglio, stando a ciò
che scrive e provando per un momento a scordare quel che sappiamo di lei. Il
migliore aiuto ci viene dalla linguistica, con cui penetrare il seguente testo: "La Meloni non è colpevole dei crimini commessi da suo padre, ma
spesso sfrutta i reati commessi da alcuni stranieri per criminalizzare tutti
gli immigrati, descrivendoli minaccia alla sicurezza. In una democrazia ci sono
responsabilità individuali, NON colpe/punizioni collettive".
Il fatto che Jebreal si riferisca, in forma implicita, al reato di spaccio
di stupefacenti per cui il padre di Giorgia Meloni, Francesco, con cui lei non
ha più rapporti, è stato condannato ventisette anni fa, potrebbe essere
inteso come ciò che nella retorica classica viene chiamato argomentum ad
hominem: screditare la persona per colpire le sue idee. Che è quanto le
viene rimproverato dai detrattori, tra cui Calenda e Giuseppe Conte, che subito
si sono precipitati a dichiarare la loro solidarietà a Giorgia Meloni.
L'argomentun ad hominem, per assumere la forma di un indice
colpevolizzante, si deve però in questo caso appoggiare a un' altra figura
della retorica classica, quella della metonimia. Si tratta di uno scambio, uno
scambio di nome ci dice l'etimologia greca del termine (metōnymía), o più in
generale uno slittamento semantico, con le colpe dei padri che vengono
trasferite ai figli ("perché io, il Signore, tuo Dio, sono un Dio geloso,
che punisce la colpa dei padri nei figli fino alla terza e alla quarta
generazione" viene scritto in Esodo 20-5, e a parlare è quel Dio a cui si
appella Meloni nei comizi).
Ma leggiamo bene il suo testo: è esattamente ciò che Jebreal denuncia, non
pratica. Lo strumento retorico di Jebreal è infatti quello del paragone, a
indicare la falla presente in questo modo di argomentare. Attenzione, ci dice,
a spostare le colpe di un extracomunitario (la famigerata mela
marcia) su tutti gli extracomunitari, perché seguendo lo stesso
procedimento difettoso finiamo con l'essere colpevolizzati per le colpe
commesse dai nostri genitori.
Una democrazia matura però non funziona a questo modo, e tale confusione
linguistica, in effetti, è stata utilizzata di frequente nei proclami
demagogici di Giorgia Meloni, che ora rischia di vedersela rivolgere contro. E
così Jebreal, per un paradosso sfuggito ai più, preventivamente la difende
dall'equivoco, forse perché ha troppe volte sperimentato sulla propria pelle la
sineddoche (una forma particolare di spostamento, in cui la parte sta in luogo
del tutto) per cui qualche donna bella e scema dovrebbe rendere sceme tutte le
donne belle; e che Rula Jebreal sia una delle donne più belle del mondo mi
appare una costatazione oggettiva, non un'insinuazione sessista.
Ed è così che la bella e intelligente Jebreal invita l'altrettanto bella e
intelligente Meloni a distinguere tra responsabilità personali e responsabilità
collettive. E dunque brava Rula, la logica, oltre che l'estetica, questa volta
sono dalla tua parte!
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