Uno andava tutti i giorni in biblioteca e si sedeva sempre allo stesso
banco, in fondo a sinistra, dove i finestroni ogivati di Villa Quadrio danno sul minimo giardino. La prima volta che entrò chiese al bibliotecario dove fossero
collocati i libri svizzeri.
“Desidera un romanzo svizzero?” rispose il bibliotecario.
No, li voleva tutti, e iniziò da quelli. Poi passò agli autori austriaci,
rumeni, inglesi, bulgari, neozelandesi e così via. Un lavoro di anni, in cui
praticamente non faceva altro: leggere. Mentre nessuno sapeva cosa avesse fatto
prima, né che fine abbia fatto ora.
Ma anche al tempo dei fatti – pochi fatti e molte parole, a voler esser precisi – il suo contorno era vago, non se ne conosceva neppure il nome. Gli studenti, molto più giovani di lui, con cui condivideva i pomeriggi
silenziosi interrotti solo dal frusciare delle pagine, lo chiamavano il
Nichilista. Lui amava definirsi così.
L’ultima immagine che si ha del Nichilista lo vede in coda allo sportello
dell’anagrafe comunale, per il rinnovo del documento di identità. Quando fu il
suo turno e dopo aver udito, lei sola, gli estremi biografici, chiese
l'impiegata mentre cercava qualcosa in un cassetto: “Professione?”
"Professione?!" fece eco lui sorpreso.
"Sì, professione..." replicò l'impiegata continuando a ravanare
nel cassetto, "che lavoro fa?"
Guai a fargli domande, e infatti, anche quella volta, rispose rilanciando,
ma bisogna riconoscere che fu coerente: “Nichilista." E dopo una pausa
accompagnata da un enigmatico sorrisetto, aggiunse: "È questo il mio lavoro.”
L’impiegata si staccò dal cassetto per confabulare qualche minuto con i
colleghi – nichilista, nichilista… qualcuno sa di che professione si tratta? –,
e quando ricomparve disse di passare il giorno successivo.
Cosa che puntualmente avvenne. Ritirò il documento come si ritira un libro
prenotato, con distratta cortesia – in fondo l’identità è solo una convenzione
borghese, l’aveva imparato nelle sue metodiche letture. Je est un
autre, il periodo dei francesi aveva lasciato un segno.
Quindi dischiuse i due lembi di carta ripiegata, giallina, e sotto la sua
fotografia con i capelli lunghi e i baffetti bohémien, alla voce professione
trovò scritto: nichelatore.
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