mercoledì 20 aprile 2022

Il Nichilista


Uno andava tutti i giorni in biblioteca e si sedeva sempre allo stesso banco, in fondo a sinistra, dove i finestroni ogivati di Villa Quadrio danno sul minimo giardino. La prima volta che entrò chiese al bibliotecario dove fossero collocati i libri svizzeri.

“Desidera un romanzo svizzero?” rispose il bibliotecario.

No, li voleva tutti, e iniziò da quelli. Poi passò agli autori austriaci, rumeni, inglesi, bulgari, neozelandesi e così via. Un lavoro di anni, in cui praticamente non faceva altro: leggere. Mentre nessuno sapeva cosa avesse fatto prima, né che fine abbia fatto ora.

Ma anche al tempo dei fatti – pochi fatti e molte parole, a voler esser precisi – il suo contorno era vago, non se ne conosceva neppure il nome. Gli studenti, molto più giovani di lui, con cui condivideva i pomeriggi silenziosi interrotti solo dal frusciare delle pagine, lo chiamavano il Nichilista. Lui amava definirsi così.

L’ultima immagine che si ha del Nichilista lo vede in coda allo sportello dell’anagrafe comunale, per il rinnovo del documento di identità. Quando fu il suo turno e dopo aver udito, lei sola, gli estremi biografici, chiese l'impiegata mentre cercava qualcosa in un cassetto: “Professione?”

"Professione?!" fece eco lui sorpreso.

"Sì, professione..." replicò l'impiegata continuando a ravanare nel cassetto, "che lavoro fa?"

Guai a fargli domande, e infatti, anche quella volta, rispose rilanciando, ma bisogna riconoscere che fu coerente: “Nichilista." E dopo una pausa accompagnata da un enigmatico sorrisetto, aggiunse: "È questo il mio lavoro.”

L’impiegata si staccò dal cassetto per confabulare qualche minuto con i colleghi – nichilista, nichilista… qualcuno sa di che professione si tratta? –, e quando ricomparve disse di passare il giorno successivo.

Cosa che puntualmente avvenne. Ritirò il documento come si ritira un libro prenotato, con distratta cortesia – in fondo l’identità è solo una convenzione borghese, l’aveva imparato nelle sue metodiche letture. Je est un autre, il periodo dei francesi aveva lasciato un segno.

Quindi dischiuse i due lembi di carta ripiegata, giallina, e sotto la sua fotografia con i capelli lunghi e i baffetti bohémien, alla voce professione trovò scritto: nichelatore.

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