lunedì 14 febbraio 2022

Club, o sul frazionamento dell’umano


Mi ha colpito un dato riferito da Lucio Caracciolo: negli Stati Uniti solo il 3% dei matrimoni è composto da coppie che votano diversamente; in pratica, quasi tutti i repubblicani sposano donne repubblicane, e lo stesso per i democratici. Neanche tra le razze canine avviene una tale disciplinata convergenza.

In Italia non abbiamo informazioni al riguardo – o perlomeno non le possiedo io –, ma la sensazione è che stia avvenendo qualcosa di simile. Non però in senso strettamente politico, come testimonia la macedonia delle attuali forze di governo, ed è piuttosto la società a presentare una disposizione per compagini umane sempre più fieramente ostili; l'incomunicabilità è solo un effetto di secondo grado, conseguenza di una scelta di parte avvenuta ben prima del confronto che è sempre mancato, anche quando avviene all'interno di talk show televisivi che si trasformano in zuffe.

Lo conferma la consultazione di quel trattatello di antropologia pratica che sono i social network, in cui uno dei primi parametri di sbarramento è riservato ai vaccini – nel corso di questi due anni sono andati progressivamente scomparendo i miei contatti contrari ai vaccini: o perché loro rimuovevano me, o perché io rimuovevo loro. Le rare volte che ci siamo incrociati è stato per insultarci.

Una sorta di setaccio in cui i cercatori d'oro trattenevano le pepite, sulla cui superficie ancora ci riflettiamo per verificare quanto siamo buoni, belli, giusti e cioè nel giusto noi, i simili. Mentre i diversi sono cattivi, o, nella migliore delle ipotesi, sassi e ghiaia da restituire al fiume. Mancano infatti di lucentezza, "shining", come viene detto nell'omonimo film di Kubrick.

Una polarizzazione per antinomie – repubblicani e democratici, vax e no vax – che ha natura frattale e lascia spazio a insiemi ancora più minuti, parcellizzati dentro bolle di emozione più che di sapone; e così gli stessi virologi cominciano a incanaglirsi tra di loro. Potremmo vederli come dei club, in cui non c'è però bisogno di tessera e hanno costituzione non locale (il vecchio campanile che un tempo frazionava gli animi) ma astratta, impalpabile e dunque più difficile da superare. 

Certo, ragione e torto, etica e abuso, scienza e superstizione sono termini da non confondere in una falsa dialettica crepuscolare, in cui per dirla con Hegel tutte le vacche diventano nere. Ma ciò non esonera dal difficile esercizio di riconoscere il seme del negativo dentro di sé, come il puntino scuro all’interno del Tao. Per concludere infine con Groucho Marx: “non mi iscriverei mai a un club che accetti uno come me tra i suoi soci”.

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