
– L'hai visto anche tu? ;-)
– No? Guarda qui!!!
– Ma dai, wow :-0 devo correre a postarlo subito sulla mia bacheca...
E così tutti a sentirsi diversi e migliori, come quando incontri lo scemo della piazza convinto, come ogni bravo scemo della piazza, che l'intera piazza sia sua. Eppure non ci troviamo di fronte a uno sprovveduto, ma alla giovane porno-attrice napoletana Valentina Nappi, che ha un'idea piuttosto eccentrica del possesso. No, non della piazza, in questo caso, ma del proprio corpo. E in particolare di una sua minima e però rilevante porzione: la fica.
La premessa, o forse sarebbe meglio dire il MacGuffin, come Hitchcock chiamava il pretesto drammaturgico che innesca quasi casualmente l'azione successiva, sono i recenti gravi episodi di violenza sulle donne. In polemica con "le femministe" (ma sospetto che dietro il termine generico e vagamente stinto ci si voglia riferire alle dichiarazioni di Laura Boldrini), Valentina Nappi assegna ogni responsabilità alle vittime, per quanto in forma implicita – e anche questo, ci pare di averlo già sentito...
Per sgombrare il campo da ogni remota connivenza con tali fesserie, dico subito che ogni attribuzione di identità tra vittima e carnefice è chiaramente
incommentabile, e da rispedire alla rozzezza intellettuale del mittente; è la
stessa logica che prevede una responsabilità del popolo ebraico nello sterminio
nazista, su cui non è il caso di aggiungere altro. Ma ci sono diversi aspetti della sua performance – perché di questo si tratta: arte concettuale, situazionismo non importa quanto consapevole e volontario – che
denotano una certa spregiudicata sottigliezza di pensiero, oltre a una
calibratissima polifonia espressiva. E in ogni caso, quella disallineata visione del possesso, e del valore, di cui ho originariamente accennato. Che si riassume nella sua affermazione:
"La violenza di genere nasce dall'idea che la donna sia preziosa".
Ma piuttosto che sull'elementarietà del cosa, proviamo a spostare lo sguardo sul come, sul modo in cui porge una diagnosi davvero poco interlocutoria. Intanto, Valentina Nappi è in bagno, i lunghi capelli castani sciolti e il volto bello ma corrucciato, indossa una canottierina bianca da cui sporgono i lembi azzurri del reggiseno, che a stento contiene quel che dovrebbe. Sta seduta. Non si vede chiaramente, ma, dal serbatoio idraulico alla sua sinistra, sembra poggiare sull'asse del water. Alle spalle la vasca ricoperta da mattonelle chiare, salviette appese, accappatoio verde e bagnoschiuma, in basso tre contenitori già avviati di detersivo. Sta seduta, dicevamo.
Sta ben piantata al suolo, al luogo, alla concretezza del pensiero. Solo le gambe, spalancate, si innalzano seguendo la curva di un punto interrogativo; quella di destra poggia sul lavandino, non ci vuole molto a capire che è senza slip. La vulva è infatti scoperta e in primo piano, depilata solo ai margini e disposta come durante una seduta dal ginecologo: prego dottore, si accomodi, si ho cambiato sellino della bicicletta, seguendo il suo consiglio... Ed è con la stessa incurante flemma che si rivolge serissima allo spettatore, gli occhi neri puntati in camera. L'incipit verbale coincide con un dato statistico (non so se verificato o meno), che vede gli infortuni sul lavoro colpire maschi adulti in novantasette casi su cento, da cui si ricava che solo un modestissimo tre percento riguarda la popolazione femminile.
"La violenza di genere nasce dall'idea che la donna sia preziosa".
Ma piuttosto che sull'elementarietà del cosa, proviamo a spostare lo sguardo sul come, sul modo in cui porge una diagnosi davvero poco interlocutoria. Intanto, Valentina Nappi è in bagno, i lunghi capelli castani sciolti e il volto bello ma corrucciato, indossa una canottierina bianca da cui sporgono i lembi azzurri del reggiseno, che a stento contiene quel che dovrebbe. Sta seduta. Non si vede chiaramente, ma, dal serbatoio idraulico alla sua sinistra, sembra poggiare sull'asse del water. Alle spalle la vasca ricoperta da mattonelle chiare, salviette appese, accappatoio verde e bagnoschiuma, in basso tre contenitori già avviati di detersivo. Sta seduta, dicevamo.
Sta ben piantata al suolo, al luogo, alla concretezza del pensiero. Solo le gambe, spalancate, si innalzano seguendo la curva di un punto interrogativo; quella di destra poggia sul lavandino, non ci vuole molto a capire che è senza slip. La vulva è infatti scoperta e in primo piano, depilata solo ai margini e disposta come durante una seduta dal ginecologo: prego dottore, si accomodi, si ho cambiato sellino della bicicletta, seguendo il suo consiglio... Ed è con la stessa incurante flemma che si rivolge serissima allo spettatore, gli occhi neri puntati in camera. L'incipit verbale coincide con un dato statistico (non so se verificato o meno), che vede gli infortuni sul lavoro colpire maschi adulti in novantasette casi su cento, da cui si ricava che solo un modestissimo tre percento riguarda la popolazione femminile.
Ma che c’azzecca tutto ciò, direbbe Antonio Di Pietro da Montenero di Bisaccia, con la violenza sulle donne?
Lo si comprende solo seguendo lo sviluppo del discorso, che per parte mia trovo di grande interesse. E infatti Valentina continua dicendo
che se le donne vengono desiderate, quindi prese contro la loro volontà, è
appunto perché sono "preziose". Ma ancora più interessante è l'individuazione del motivo: le donne sono preziose perché hanno la fica di legno, usa proprio questa espressione, "fica di legno", a intendere una
scarsa disponibilità a farne libero scambio, come fosse tintinnante moneta. Non è un caso che la valuta corrente viene anche chiamata liquidità, in contrapposizione alla stabile durezza del legno.
L’equivalenza tra sesso e denaro è dunque il nucleo tematico
del suo pensiero. E infatti, ce lo insegna la teoria economica, il valore di un
qualsiasi bene discende dal rapporto tra domanda e offerta, con la moneta che
agisce come sostituto simbolico delle merci presenti sul mercato. La moneta, come
ogni altra merce, si apprezzerà quindi in regime di riduzione della stessa
(deflazione), mentre quando la valuta in circolazione è ridondante avremo l’effetto contrario (inflazione).
Lo schema del ragionamento di Valentina Nappi è lineare: le donne vengono abusate sessualmente perché molti uomini non hanno
accesso al “capitale” erotico di cui loro, e solo loro, le nostre vicine di casa, amiche, compagne dispongono
dopo la fine del patriarcato in Occidente. In conseguenza del riconquistato monopolio sul proprio corpo, le donne – e in particolare le nemiche giurate di Valentina, le femministe con il loro lugubre slogan: "l'utero è mio e lo gestisco io" – le donne ne hanno fatto lievitare il valore attraverso una strategia di contenimento
dell’offerta, altrimenti detta "fica di legno".
Ma se ora provassimo a immaginare un'inversione strategica, come quando Alan Greenspan, all'inizio del nuovo secolo, inondò i mercati internazionali di valuta, se immaginassimo un'offerta erotica significativamente aumentata, almeno in misura della domanda, vedremmo che anche il valore (la
desiderabilità) del corpo femminile inflazionerebbe, e insieme ad esso
verrebbero meno gli agguati di chi si sente escluso dalla circolazione del piacere. Una deduzione dal sapore quasi sillogistico, per quanti sorrisini possiamo spargere sull'autorevolezza dell'estensore.
Senza in ogni caso sbilanciarci sul delicatissimo versante
etico e delle libertà individuali, dal punto di vista economico, tocca
riconoscere, il ragionamento non fa una piega. Anche perché suffragato dalla postura di cui si
diceva: il sesso esposto in primo piano durante la vibrante perorazione
della propria causa, con una funzione che non è paradossale, come a molti è apparso, ma analogica, di accompagnamento e
conferma delle parole ben scandite. E’ infatti il primo e coerente esempio di
svalutazione degli attributi femminili, come a dire:
“Guardate qui, e che ci sarà mai!, vi pare che questa
fettuccina di carne molliccia possa valere tanta violenza e dolore?”
O se preferite,
riprendendo la metafora da un vecchio testo di Jean Baudrillard, produce lo stesso effetto
dell’oro che si trova occultato nelle casseforti e nei caveu delle banche centrali, ma in questo ipotetico caso dovrebbe essere rimosso e offerto al pubblico, libero finalmente
di attingerne a piene mani. Dopo l’inevitabile calca iniziale, c’è però da
immaginare che, nel giro di breve tempo, la gente perderebbe interesse per quel
metallo inerte, consegnandolo a un’inevitabile svalutazione. Per questo, il video conclude con un’esortazione ultimativa:
“Datela!”
Intendendo ovviamente ciò che lei stessa, Valentina Nappi,
mostra con incurante e generosa flagranza, nella più candida delle ostensioni. La fica come eucarestia laica ma insieme assegno circolare, dunque, la fica di tutti e di nessuno,
libera, affrancata da qualsiasi stabile possesso, anche quello di chi ha avuto
la ventura biologica di trovarsela tra le gambe. Ecco la ricetta
dell'economista del sesso Valentina Nappi. Tanto che dando pane agli affamati e
fica agli arrapati, ci accorgiamo che è proprio la differenza di genere – è evidente, è conseguente – a venire automaticamente ridimensionata, o meglio ancora deprezzata.
E così irradiate da un nuovo sol dell'avvenire, o del venire e basta, del godere per dovere di pace sociale, le donne potranno finalmente morire sul lavoro in eguale proporzione dei maschi. Che è forse il vero e concreto obiettivo di tutto il suo discorso…
E così irradiate da un nuovo sol dell'avvenire, o del venire e basta, del godere per dovere di pace sociale, le donne potranno finalmente morire sul lavoro in eguale proporzione dei maschi. Che è forse il vero e concreto obiettivo di tutto il suo discorso…