giovedì 11 gennaio 2024

L’agenda Draghi, o sul giorno della marmotta politica

Quando leggo che Giorgia Meloni non fa che riproporre l’agenda Draghi, mi viene da pensare a quanto distratto deve essere stato Draghi: ha seminato agende ovunque – Letta ne aveva trovata a sua volta una, Macron un’altra, Scholz un’altra ancora e così via. Il fatto è che ciò che per comodità chiamiamo agenda Draghi non è altro che la formalizzazione economico-politica, non politico-economica, attenzione, del sistema liberale e capitalistico con guida statunitense, a cui pare non esistere alternativa; non il comunismo almeno, non più.

L’idea che mi sono fatta è che per potere sfogliare un’agenda diversa da quella di Draghi dovrebbero esistere come minimo sei condizioni: 1) sovranità monetaria; 2) un esercito degno di questo nome (Vannacci non fa testo, dunque); 3) mercato interno sufficiente a coprire la produzione; 4) forza lavoro per sostenerla; 5) autonomia energetica; 6) autonomia alimentare.

Di queste condizioni l’Italia non ne possiede nemmeno una, e la stessa Europa è messa piuttosto maluccio. Dei sei punti summenzionati riesce a soddisfarne solamente due, l'1 e il 6; con un po' di buona volontà anche il 4, ma unicamente per via della forte immigrazione che la ripopola. Non esiste alcuna realistica possibilità di un'uscita dalla Nato e di una agenda diversa da quella che il prodigio Draghi distribuisce, come facevano un tempo gli istituti bancari all'approssimarsi del Natale: agenda e calendario e panettone, ma solo ai correntisti più capienti.

L’unica maniera per restituire alla politica europea un ruolo disciplinare sull’economia suona vagamente fantascientifica, di certo utopica, almeno nel presente. Consiste in ciò che i tedeschi chiamano Ostpolitik, e cioè includere la Russia in uno spazio geopolitico integrato – non lo “spazio vitale” auspicato da Hitler, ovviamente, ma una dimensione di scambio armonico, democratico e sociale. Potremmo anche chiamarlo socialista... altrimenti si tradurrebbe in una controfigurazione del liberal-capitalismo.

Possibilità che, con Putin al comando e la guerra in Ucraina, non è ovviamente praticabile, quindi è una possibilità impossibile, un ossimoro che ci condanna a un infinito giorno della marmotta di agende Draghi; anche Elly Schlein ha già in tasca la sua agenda Draghi bella e pronta: basta aggiungere un po’ di maquillage green e queer e il gioco e fatto. Per il resto, non cambierebbe nulla.

Ma ve lo ricordate come finiva quel film? Per rompere l’incantesimo che condanna a ripetere il giorno della marmotta è necessario innamorarsi: di una donna, di un cane, di un’idea politica... Di qualsiasi cosa. Innamorarsi del sogno che da qualche parte esista una tipografia piccola e sperduta, nella quale non vengono stampate unicamente agende Draghi.

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