Quando leggo che Giorgia Meloni non fa che riproporre l’agenda Draghi, mi viene da pensare a quanto distratto deve essere stato Draghi: ha seminato agende ovunque – Letta ne aveva trovata a sua volta una, Macron un’altra, Scholz un’altra ancora e così via. Il fatto è che ciò che per comodità chiamiamo agenda Draghi non è altro che la formalizzazione economico-politica, non politico-economica, attenzione, del sistema liberale e capitalistico con guida statunitense, a cui pare non esistere alternativa; non il comunismo almeno, non più.
L’idea che mi sono fatta è che per potere sfogliare
un’agenda diversa da quella di Draghi dovrebbero esistere come minimo sei
condizioni: 1) sovranità monetaria; 2) un esercito degno di questo nome
(Vannacci non fa testo, dunque); 3) mercato interno sufficiente a coprire la
produzione; 4) forza lavoro per sostenerla; 5) autonomia energetica; 6)
autonomia alimentare.
Di queste condizioni l’Italia non ne possiede nemmeno
una, e la stessa Europa è messa piuttosto maluccio. Dei sei punti summenzionati
riesce a soddisfarne solamente due, l'1 e il 6; con un po' di buona volontà
anche il 4, ma unicamente per via della forte immigrazione che la ripopola. Non
esiste alcuna realistica possibilità di un'uscita dalla Nato e di una agenda
diversa da quella che il prodigio Draghi distribuisce, come facevano un tempo
gli istituti bancari all'approssimarsi del Natale: agenda e calendario e
panettone, ma solo ai correntisti più capienti.
L’unica maniera per restituire alla politica europea
un ruolo disciplinare sull’economia suona vagamente fantascientifica, di certo
utopica, almeno nel presente. Consiste in ciò che i tedeschi chiamano
Ostpolitik, e cioè includere la Russia in uno spazio geopolitico integrato –
non lo “spazio vitale” auspicato da Hitler, ovviamente, ma una dimensione di
scambio armonico, democratico e sociale. Potremmo anche chiamarlo socialista...
altrimenti si tradurrebbe in una controfigurazione del liberal-capitalismo.
Possibilità che, con Putin al comando e la guerra in
Ucraina, non è ovviamente praticabile, quindi è una possibilità impossibile, un
ossimoro che ci condanna a un infinito giorno della marmotta di agende Draghi;
anche Elly Schlein ha già in tasca la sua agenda Draghi bella e pronta: basta
aggiungere un po’ di maquillage green e queer e il gioco e fatto. Per il resto,
non cambierebbe nulla.
Ma ve lo ricordate come finiva quel film? Per rompere
l’incantesimo che condanna a ripetere il giorno della marmotta è necessario
innamorarsi: di una donna, di un cane, di un’idea politica... Di qualsiasi
cosa. Innamorarsi del sogno che da qualche parte esista una tipografia piccola
e sperduta, nella quale non vengono stampate unicamente agende Draghi.
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