Nelle case di tolleranza non è vero che si andava per scopare. Si andava anche per scopare, specie i giovani militari in licenza, ma non era questo lo specifico, il core business si direbbe oggi. Nelle case di tolleranza si andava per venire in bocca alle prostitute, per incularle, non di rado anche per farsi inculare con dildi in avorio o altra bigiotteria. Riaprire oggi le case di tolleranza non sarebbe immorale, ma pleonastico: tutte queste pratiche sessuali (negate dalle ragazze nella prima metà del secolo scorso) sono giustamente divenute il quotidiano dei rapporti tra fidanzati, con specularità di ruolo. Per recuperare la vertigine connaturata al desiderio si è dovuto inventare trasgressioni ridicole, improbabili amanti, emulazione dei film porno, bombe al napalm sui peli pubici. I bordelli avevano una funzione sociale contenitrice simile alle feste pagane, dove l'eccedenza confermava il limite, l'ordine sociale. Un ordine rigidamente patriarcale, dunque nessun rimpianto. Semmai un dubbio: sarà poi vero che il sesso umano è un'espressione naturale, come gli acquazzoni dopo ferragosto e il marsupio dove alloggiano i cuccioli di canguro? Se, come credo, è invece un codice simbolico che attinge dagli abissi della psiche, non è mai stata una buona idea immergersi nello stesso mare con chi ci illudiamo di conoscere bene. Si rischia di fare come Enzo Maiorca, che, dopo avere urtato un sub nel tentativo di stabilire il record del mondo di immersione in apnea, è riemerso bestemmiando.
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