Ha fatto scalpore la condizione dei cestisti serbi nel presentarsi al podio olimpico, dove gli è stata infilata al collo una più che dignitosa medaglia di bronzo. Diciamolo pure senza giri di parole: erano ciuchi persi, in particolare Nikola Jokic. Possiamo immaginare, prima della premiazione, una di quelle adunate goliardiche in stile addio al celibato, dove di fronte a un bicchiere di rakija tutti gridano: Bevilo bevilo bevilo, bevilo bevilo bevilo… E gluc, Jokic ingolla in un’unica sorsata.
Il basket è l'unico sport che ho praticato a livello
agonistico, e di solito chi vi si dedica – non mi chiamo certo fuori – appartiene
al genere maschile tu vo' fa' l'americano (fatto salvo Dennis Rodman, ovviamente, che oltre a essere americano per davvero sfugge a ogni categorizzazione). Dimenticate
le vite epiche e disperate dei pugili, la flemma milionaria dei giocatori di golf, puzzetta sotto il naso e culo a sbalzo, o la burbera ma in fondo leale irruenza dei rugbisti. I cestisti sono
eterni adolescenti in braghette al ginocchio e andatura dinoccolata, dammi il cinque
fratello. Adolescenti che se non avessero giocato a basket sarebbero divenuti dei nerd.
Perciò anche io, come molti, ho avuto un sussulto nel vedere l'incedere barcollante dei serbi alla premiazione, quel particolare genere di allegro stupore nel trovare un soldino là dove avevi lasciato un dente. O come se un testimone di Geova ti suonasse il campanello in fuseaux fosforescenti e giaccone con le frange alla Easy Rider. Va', aggiungiamoci anche la chioma di Sid Vicious.
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