La mia cara amica Agave Spinosa – è ovviamente uno pseudonimo – su Facebook, dove così si firma, fa delle interessanti considerazioni sul tema dell’aspetto fisico femminile, sospettando che molti uomini la sfuggano nel timore di essere contagiati dalla sua grassezza, o più precisamente dall’elemento insano e minaccioso che ciò comunica.
A parte che non è affatto vero che lei sia grassa, ma
nelle fotografie presenti sul suo profilo non è neppure magra, e seguendo
l'oscillazione culturale di questi termini è possibile avventurarsi per qualche
considerazione ulteriore. Intanto, a differenza di quanto scrive, non credo che
l’accumulo di adipe induca fantasie ospedaliere, addirittura epidemiche, una
sorta di Covid ante litteram, il grasso come untore. Tradizionalmente, è
piuttosto alla magrezza che viene associata una cattiva salute.
Esistono ragioni storiche fondate: i poveri erano
malnutriti e morivano prima dei ricchi; inoltre, chi ha malattie terminali
tende a dimagrire, si consuma come una candela; un’altra metafora spesso
chiamata a rendere manifesto il pensiero, con la cera che scioglie e dilegua
allo stesso modo dell’adipe. Solo molto dopo sono apparsi i grandi obesi
americani, ad alto rischio di qualsiasi cosa, ma si sa che l'immaginario hai
suoi tempi di assimilazione.
C'è però un immaginario parallelo, quello erotico, che su magrezza e grassezza è da sempre altalenante. Temo valga solo per le donne, per gli uomini non si avvertono particolari scarti. Nel solo Novecento abbiamo continui mutamenti di percezione. Si inizia con il culto per le donne filiformi dei primi decenni del secolo, per passare alla pancetta, orgogliosamente esibita, dopo il secondo conflitto mondiale; le chiamavano maggiorate, o ben carrozzate. D'altronde dopo cinque anni di orti di guerra e tessere annonarie, rientra nel principio di compensazione.
Bisogna attendere i tardi anni Sessanta per ritrovare
la magrezza di Twiggy e Veruschka, quindi l'androginia di Grace Jones,
l'ambiguità di Amanda Lear che, nel 1978, sussurrava con voce roca: “Voulez
vous, a rendez vous tomorrow?” E sembra di udirlo il coro dei maschi: “Sì sì,
vogliamo un rendez vous: tomorrow, dopo domani, quando te pare – ma vedemose!”
Trascorrono due soli anni e si arriva agli anni
Ottanta, con il pendolo estetico che oscilla di nuovo dalla parte opposta; non
siamo ai livelli espansi degli anni Cinquanta, Cindy Crawford diviene il nuovo
paradigma: coscia tonica ma tette che reclamano una terza abbondante, se non
una quarta. E infine puff, a cavallo del nuovo millennio si sgonfia tutto, per
essere bella si impone la dieta del conte Ugolino, quasi anoressiche le ragazze
ritratte sulle riviste di moda, emaciate e loro sì davvero insane – eppure
proprio per questo desiderabili.
Dell’estetica recente fa fede una battutaccia di Berlusconi, riferibile solo con molti asterischi. Parlando al telefono di Angela Merkel gli sfugge un'espressione sconciamente epigrammatica, in cui i nuovi tempi trovano preciso riflesso: "c*lona inch**vabile" la definisce. Ma per Trump le c*lone sono tornate a essere ch**vabili. E, dunque, la partita è di nuovo aperta.
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