Se domandissimo a qualcuno quali sono le sue cantanti preferite, potremmo ricevere risposte del tipo: la Bertè, la Vanoni, la Oxa, la Mannoia, la Pausini etc. Ma non, continuiamo per ipotesi, la Mina, la Giorgia, la Nada. Come mai?
Non credo esista una ragione, si va a orecchio. La Mina
suona male, la Vanoni bene. D’altronde anche Gino Paoli, che con entrambe ha
una conoscenza di lunga data, si è espresso a questo modo in una frase che ha
suscitato polemica: “Ieri avevamo Mina e la Vanoni. Oggi emergono le cantanti
che mostrano il c**o.”
Ora lasciamo perdere la polemica sul c**o, e passiamo
a quella sull’articolo determinativo di fronte ai cognomi femminili. Scrivo
dell’argomento perché, giusto ieri, sono stato bacchettato per avere anteposto
l’articolo davanti al cognome di Michela Murgia, dopo averne in prima battuta
scritto nome e cognome per esteso. Il tutto all’interno di un testo elogiativo
nei suoi confronti.
Ma dovevo immaginarlo, quando si tocca Murgia (ecco,
contenti?) compare sempre qualcuno più realista della regina defunta, pronto a
impallinarti a ogni virgola fuori posto. Ma qual è in questo caso il posto
giusto?
I linguisti non ci sono d’aiuto. Ricordo di avere parlato dell’argomento con il compianto Luca Serianni, era sei anni fa al termine di una bella conferenza a Poschiavo. Un paesino molto svizzero – gerani ai balconi, gente che si saluta tra sconosciuti – al confine con l'Italia, da cui ha preso la lingua anche se siamo nel cantone dei Grigioni. Alla mia domanda sull’articolo davanti ai cognomi personali, aveva spalancato le braccia: “Per noi linguisti va bene tutto. Fate voi…”
Io confesso di muovermi a istinto, come per le
cantanti. La mia provenienza dall’estremo settentrione, dove da bambini si
metteva l’articolo anche davanti ai nomi propri (il Claudio, la Giovanna, il
Maurizio), mi fa forse abusare dell’articolo determinativo. Non avevo però mai
pensato che questo utilizzo potesse risultare irriguardoso. In fondo ha una
funzione individualizzante (se utilizzassimo l’articolo indeterminativo, una
Murgia, ci sarebbe qui sì da risentirsi), oltre che disambiguante. Me l’ha
fatto notare il sempre ottimo Paolo Landi, il quale riporta un gustoso aneddoto
riferito ad Arbasino:
"C'era anche Romano, che chiacchierava con
Natalia Ginzburg. Chi sarà stato? Escluso che fosse il divino pittore Giulio,
sarà stato Prodi, il professore di Bologna? O l'eminente ambasciatore Sergio?
Macché: era la Lalla."
E facciamo attenzione a come Arbasino giochi con gli
articoli, con Lalla Romano che diventa la Lalla, generando una sonorità simile
a una cantilena: la-lal-la. Ma si potrebbe obiettare che, allora, l’articolo
determinativo lo si metta piuttosto davanti ai cognomi maschili, già lo si fa con taluni personaggi illustri: il Manzoni, il Pascoli, perfino lo Hegel come
con vezzo paludato Diego Fusaro chiama il filosofo di Stoccarda.
Non escludo che ciò possa avvenire in futuro, ed è
ancora Luca Serianni a ricordarci che le lingue storiche sono creature vive, in
perpetuo movimento. Le vestali del culto integerrimo della Murgia (stavolta la
chiamo a modo mio) hanno dunque tutto il diritto di proseguire nella loro
campagna di sfoltimento degli articoli: dagli e dagli potrebbe accadere che la
loro proposta prenda piede, e quando qualcuno mi chiederà di fare il nome di
una cantante che amo particolarmente, risponderò senza esitazione: Vanoni!
Ma fino a quel giorno suggerisco un profilo più basso,
una minore assertività censoria. O come dicevamo noi alle scuole elementari,
sempre Vanoni, ma l’Ezio, di Sondrio, che non rompessero tanto i coglioni!
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