Confesso di chiedere più volentieri l'amicizia, sui social, a uomini o a donne nel cui profilo sta scritto impegnata, con accanto l'icona di un cuore grigiastro. Le sposate sono ancora meglio. Se invio la richiesta a una donna senza un compagno, o, peggio, a chi si dichiara in una relazione complicata, come se le relazioni fossero punti all’uncinetto, penserà che lo faccio solo perché ho delle mire su di lei. Le donne ogni tanto si fanno strane idee, ne gratificano l'autostima. Il fatto è che in nove casi su dieci hanno ragione, almeno in questa appendice mediterranea half tropical, come definiva l’Italia una mia ex fidanzata svedese. E i maschi svedesi? una volta le chiesi. Tra un'uscita con miss Helsingborg e una partita di hockey, magari il derby tra le squadre locali da vedere con gli amici in tivù, a piedi rigorosamente scalzi (nelle abitazioni scandinave non si indossano scarpe e ciabatte), molto meglio la seconda opzione. Poco male se tutti si presentano con una bottiglia di vodka, in un modo o nell'altro i vuoti finiranno nella raccolta differenziata. Ma io non sono svedese, e probabilmente non faccio eccezione: “Parli sempre di questo Pisolini, Pasoloni... sì insomma dici che tuo Paese non piace come a lui. Ma dal modo che muovi mani io capisco tu essere italiano.” Probabilmente aveva ragione. Dopo pizza, mandolino e mamma mia, cuccare è una delle prime parole che insegniamo agli stranieri. Mi manca solo un vecchio olmo, tutto intorno un nulla di cicale e sterpaglie bruciate dal sole, dove arrampicarmi e gridare voooglio una dooonna, solamente una suora nana potrebbe impormi la discesa. Arrivato in cima rimarrei però con la bocca ben chiusa, una vedetta appollaiata nella coffa, si guarda attorno in attesa di scorgere all’orizzonte una terra da strillare alla ciurma. Ma quale terra? Quale la rotta del vascello nel grande mare in bonaccia, le vele flosce, lo scorbuto si diffonde tra i marinai, il sangue cola lento dalle gengive tumefatte? Perciò richiedo l'amicizia solo a uomini e a donne impegnate: sono troppo orgoglioso per riconoscere a me stesso che mi sono perso, e mi sento solo come un cane abbandonato a Ferragosto in autostrada. Avrei bisogno di una carezza sul coppino, una carezza da una mano femminile, scorre leggera tra i capelli rimasti, non voglio farti niente di male mi sussurra all’orecchio, non mordo mica rispondo muovendo piano la coda. Un bracco italiano, per la precisione.
che fantastico contorsionismo. In pratica è un comportamento da Tafazzi, non chiedi l'amicizia a chi te la darebbe volentieri e dirotti l'attenzione altrove perchè non si pensi che tu sei lì unicamente per cuccare, come vorresti che sia. Un "Tafazzi" raccontato splendidamente
RispondiEliminamassimolegnani